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Contemporanei in «crociera» a Beirut e Tunisi (nonostante Salvini)
- Federico Castelli Gattinara
- 27 giugno 2018
- 00’minuti di lettura


«Icosaedro» (2012) di Pietro Ruffo. Courtesy Fondazione MAXXI Foto M3Studio
MaXXIsbarco mediterraneo
Contemporanei in «crociera» a Beirut e Tunisi (nonostante Salvini)
- Federico Castelli Gattinara
- 27 giugno 2018
- 00’minuti di lettura
Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliContinua l’apertura del MaXXI al Mediterraneo, secondo una linea fortemente sostenuta dal direttore artistico Hou Hanru. Dopo la trilogia di mostre su Iran contemporaneo, Istanbul e Beirut presentata nel museo romano tra il 2014 e il 2017, questa volta è la sempre più corposa collezione MaXXI ad andare in tournée prima in Libano, a Beirut, dal 29 giugno fino al 2 settembre al Villa Audi-Mosaic Museum, poi a Tunisi, a novembre al Museo Nazionale del Bardo.
In un clima italiano e mondiale che si fa sempre più pesante in tema di chiusura delle frontiere e sovranismi dilaganti, la mostra, all’opposto, si orienta verso lo scambio, l’apertura e la buona pratica della diplomazia culturale. «Classic reloaded. Mediterranea», a cura del direttore di MaXXI Arte Bartolomeo Pietromarchi, esplora e riflette sui nessi tra classicità e ricerca contemporanea attraverso venti opere di tredici importanti artisti italiani, in dialogo con gli straordinari mosaici d’epoca romana (ma di mano delle abilissime maestranze locali), conservati a Villa Audi e soprattutto al Bardo, luogo, nel 2015, di un sanguinoso attentato da parte dell’Isis.
In mostra le opere di alcune delle maggiori figure dell’arte italiana recente, a partire da Gino De Dominicis, di cui viene esposto un «Senza Titolo» del 1992 a foglia d’oro di sapore bizantino, e Luigi Ontani, con l’ironica rivisitazione a mosaico del mito della lupa capitolina di «Lapsus Lupus». Si passa quindi alle geometrie in rame dell’installazione «La stanza dei verticali» di Remo Salvatori, a «Nettuno, Cartagine» e «Il compagno di Ulisse» di Mimmo Jodice, ai tappeti cuciti dei «Fiori Persiani» di Flavio Favelli, all’«Icosaedro» di Pietro Ruffo, alle nove ceramiche smaltate di Salvatore Arancio, e ancora alle opere di Sabrina Mezzaqui, Luca Trevisani, Liliana Moro, Bruna Esposito, «Mother» di Maurizio Cattelan, oltre alla recentissima «Porta addormita» di Enzo Cucchi, con i suoi grappoli di teschi.
Il progetto è parte del programma culturale 2018 della Farnesina «Italia, Culture, Mediterraneo» ed è realizzato, a Beirut, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Libano, l’Istituto Italiano di Cultura di Beirut e il Sursock Museum.

«Icosaedro» (2012) di Pietro Ruffo. Courtesy Fondazione MAXXI Foto M3Studio