Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Monica Trigona
Leggi i suoi articoli
«Double Dip» di Xenia Hausner. ©Studio Xenia Hausner. Foto Sandro E Zanzinger
Da Patricia Low Contemporary, galleria che si affaccia sul Canal Grande, al piano terra di Palazzo Contarini Michiel, tra Ca’ Rezzonico e Palazzetto Stern, va in scena un racconto pittorico che focalizza l’attenzione sui suoi protagonisti. I quadri presenti in mostra infatti rappresentano situazioni e azioni catturate da punti di vista diversi, quasi il pennello facesse le veci di un obiettivo fotografico, cronache moderne che sfuggono a una narrazione lineare e che evocano quanto Jean Starobinski diceva a proposito delle composizioni di Balthus: succede sempre qualcosa. Eppure, quel qualcosa sfugge proprio quando si è pensato di aver capito il fil rouge della scena, quando si è creduto che il gioco di mani, sguardi e pose abbia un significato.
L’elemento straniante insomma è dietro l’angolo e forse è proprio questo il connettore tra le opere di Xenia Hausner. Viennese, classe 1951, l’artista, che ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Vienna e alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra (ha lavorato come scenografa per gran parte della sua carriera), dipinge dagli anni Novanta partecipando a rassegne in tutto il mondo, dall’Albertina di Vienna al Museo Franz Gertsch di Burgdorf, da Palazzo Franchetti a Venezia, in concomitanza con la 57a Biennale, al Museo d'Arte di Shanghai e alla Galleria Tretyakov di Mosca.

«Stranger Things» di Xenia Hausner.© Studio Xenia Hausner. Foto Stefan Liewehr
Se si domanda ad Hausner se sia presente nelle sue tele una certa ispirazione cinematografica, lei, molto diplomaticamente, ne accenna l’esistenza ma non rivela quali siano le sue fonti. Innanzitutto, spicca la presenza della donna quale soggetto privilegiato di ogni situazione. Al di là della mimica facciale, spesso celata, della figura, emergono l’incarnato, con tutte le sfumature tonali che lo rendono «umano», gli arti, ad esempio le mani, forti e fragili, capaci di tenere un microfono quanto un figlio ben saldo a sé, e poi le vesti, di cui ogni piega sembra voler raccontare una storia.
Ai dipinti, di grande dimensione e dai colori assai vivaci, sono affiancate tre sculture dai toni drammatici. «Spill» (2024) rappresenta una figura femminile che tiene stretto un salvagente rosso e bianco. Unta di petrolio, ha appoggiato in testa un uccello inzuppato nella stessa viscosa sostanza nera. Il tema ecologico emerge in modo più che esplicito anche in «Atemluft», (respiro), del 2024, «immagine concreta della disperazione, una lotta per ciò di cui abbiamo più bisogno per vivere», per dirla con l’autrice. Un mondo turbolento, scosso, sempre in continuo cambiamento pervade tele e plastiche definendo una ricerca che mentre affascina per la sua estetica impattante, altresì denuncia senza troppi compromessi. «Stranger Things», ammiccante titolo del percorso (mutuato da un’opera di Hausner), è visitabile sino al 9 giugno.