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Lo Zen e il segno

Doppio appuntamento espositivo alla Fondazione Tito Balestra Onlus nella sede del Tempio Malatestiano di Longiano

Stefano Luppi

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Fino al 10 luglio, a cura di Giuseppe Appella, è visibile la mostra «Kengiro Azuma. Terrecotte e opere grafiche», composta da 24 terrecotte, 6 formelle in maiolica, 3 sculture di pane, 18 acqueforti, 8 grafiche a tecnica mista, 5 disegni a matita e 4 litografie. Questa produzione di Azuma risale al 2010, è stata realizzata durante un soggiorno e raccolta nel volume Azuma a Matera (Edizioni della Cometa, Roma 2010).

La produzione dell’artista giapponese, ormai italiano di adozione, si affina attraverso una sintesi dell’arte Zen mediata dalla lezione del suo maestro Marino Marini e di Lucio Fontana. «Essere Zen, spiega l’artista, significa essere vuoti come un bicchiere. Quello che rende un bicchiere tale non è il materiale con cui è costruito, ma il vuoto che viene riempito dalla bevanda che vi versiamo. Essere vuoti, infatti, significa essere sempre pronti a ricevere».

Chiude il 10 luglio anche la rassegna «I segni nascosti», un’occasione per riflettere sul gesto del «disegnare»: i curatori Appella, Flaminio Balestra e Massimo Balestra hanno infatti riunito alcuni taccuini e album di Roberto Melli, Pericle Fazzini, Toti Scialoja, Antonietta Raphaël, Fabrizio Clerici, Mario Mafai e Guido Strazza, comprendenti quasi l’intero secolo scorso (le opere sono realizzate tra il 1905 e il 1980). Il percorso presenta per la maggior parte fogli inediti e l’appuntamento viene realizzato in occasione della seconda edizione della Biennale del disegno di Rimini.

Ci sono 48 lavori di Melli, fogli sciolti da taccuini e album realizzati tra il 1905 e il 1956 oltre a un taccuino del 1919 con manoscritti e disegni; di Fazzini sono presenti 66 disegni e 9 manoscritti del 1930-32; due cartelle di Scialoja con 53 lavori appartenenti ai cicli «Disegni parigini» del 1938 e «Segni dello zodiaco» del 1939; 22 fogli della Raphaël dall’album «Disegni di Genova» del 1941-63. Inoltre «Dido and Aeneas», taccuino del 1948 di Clerici composto da 39 disegni e appunti manoscritti; il lunario «Menghi illustrato» di Mafai del 1953 con 20 fogli (nella foto un esemplare) e infine gli album «Ricercare» del 1970 e «Paesaggi olandesi» del 1973 con 57 opere di Strazza.

Stefano Luppi, 12 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

Lo Zen e il segno | Stefano Luppi

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