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L’esercito di porcellana

Al Bargello le sculture e i calchi Ginori

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Laura Lombardi

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Mentre a fine marzo, in occasione del G7 della cultura a Firenze, è stato reso ufficiale da Dario Franceschini l’acquisto da parte dello Stato della Manifattura Ginori di Doccia, la più antica in Italia, vincolata all’edificio che la ospita (cfr. n. 373, mar. ’17, p. 11), dal 18 maggio al primo ottobre il Museo del Bargello ospita la mostra «La fabbrica della bellezza. La manifattura Ginori e il suo popolo di statue», a cura di Tomaso Montanari e Dimitri Zikos con la collaborazione di Cristiano Giometta e Marino Marini e un comitato scientifico di esperti, tra cui Cristina Gnoni Mavarelli che da anni, come Soprintendenza, segue le vicende della Manifattura di Sesto Fiorentino.
 
L’iniziativa colma un vuoto nella scarsa conoscenza di questi manufatti poiché, se si eccettua la pionieristica pubblicazione di un inventario del tardo Settecento, dovuta a Klaus Lankheit nel 1982, mostre come quella del 2005 al Liechtenstein Museum di Vienna e studi più recenti, questa collezione di modelli scultorei con le relative forme resta pressoché ignota al grande pubblico, pur rappresentando un fondamentale capitolo della storia del gusto. Si tratta quindi della prima mostra scientifica mai realizzata in Italia sulle statue di porcellana prodotte a Doccia e sulle sue fonti: nel 1735 il marchese Carlo Ginori iniziò gli esperimenti per fabbricare la porcellana, inizialmente a Firenze e dal 1737 nella sua tenuta di Doccia (presso Sesto Fiorentino), dove con la collaborazione di esperti e tecnici austriaci e tedeschi fondò la seconda fabbrica italiana di porcellane: la Manifattura Ginori. Dal 1737 iniziò a realizzare modelli per la sua produzione sculturea in porcellana, raccogliendo sistematicamente le forme presenti nelle botteghe appartenute agli scultori attivi dal Tardo Rinascimento al Barocco e da quelle di scultori a lui contemporanei, dei quali acquistava i modelli negli atelier oppure commissionava riduzioni dalle più celebri statue antiche.


La mostra segue così il processo di trasformazione di un’invenzione scultorea in porcellana, attraverso un percorso in sezioni tematiche che pone in dialogo le opere Ginori con alcune sculture della collezione permanente del Bargello, proponendo confronti inediti con cere, terrecotte o bronzi che servirono da modello totale o parziale delle porcellane. Tra le opere in mostra spiccano la spettacolare «Pietà» Corsini (da Massimiliano Soldani Benzi), sulla sua base lignea originale, il Camino monumentale coronato dalle riduzioni delle «Ore del Giorno e della Notte» delle tombe medicee di Michelangelo, la «Venere dei Medici» che riproduce la celeberrima statua della Tribuna degli Uffizi e il «Tempietto della gloria della Toscana» donato da Carlo Ginori all’Accademia Etrusca di Cortona, opera che riassume non solo le ambizioni artistiche, ma anche quelle politiche, del fondatore della Manifattura.


Vi sono poi anche, in altro materiale, la grande «Pietà» di Soldani dall’Art Museum di Seattle (pulita per l’occasione) e il bronzo a grandezza naturale fuso da Soldani della «Venere» dei Medici, prestato dal principe di Liechtenstein, realizzato per i suoi antenati nel 1702 a Firenze e che per la prima volta fa ritorno in città. La Manifattura, ampliata dagli eredi di Carlo e divenuta nel 1896 Richard-Ginori, è oggi divisa tra la Manifattura Richard Ginori e il Museo adiacente alla fabbrica, chiuso dal 2014 e destinato alla deriva, diversamente dalla fabbrica, sempre attiva, acquistata da Gucci. Il Ministero sta ora studiando le modalità tecniche per dar seguito all’acquisto entro l’estate, e conta sulla creazione di una Fondazione con partecipazione di privati che sostengano il restauro dell’edificio e la gestione futura.

Laura Lombardi, 12 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

L’esercito di porcellana | Laura Lombardi

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