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L’archeologo del futuro

L’archeologo del futuro

Francesca Romana Morelli

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Fino al 23 luglio a Palazzo Cipolla è aperta una retrospettiva di Arman, curata da Germano Celant e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, in collaborazione con Marisa Del Re, la Arman Marital Trust, Corice Arman Trustee e il supporto tecnico di Civita (catalogo Silvana).


«Arman si muove come un “archeologo del futuro” o un testimone delle diverse epoche attraversate», commenta Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro. Nato a Nizza nel 1928, Arman (al secolo Armand Pierre Fernandez) fu esponente di spicco del movimento Nouveau Réalisme, che comprendeva artisti quali Spoerri, Christo, Tinguely. Quell’esperienza è alla base, negli anni Sessanta, delle «appropriazioni» di materiali ordinari che così potevano essere utilizzati esteticamente, sull’orma di Duchamp.


La mostra ripercorre la sua ricerca in un itinerario a ritroso, attraverso una settantina tra dipinti, sculture e assemblaggi, dagli esordi intorno al 1954 alla scomparsa nel 2005 a New York. Si parte dalle ultime sculture monumentali per proseguire con l’installazione ambientale «Concerto for four Pianos» (1998), si passa dalle serie «Poubelles» e «Inclusions», fondate sul concetto di scarto, a «Colères» o «Rages» (insiemi d’oggetti, spesso strumenti musicali, frantumati o ricomposti in bizzarre soluzioni) sino alle «Accumulation» di oggetti e utensili, non prive d’ironia come «I Lost my Youth in the Sargasso Sea» (1964), fino a giungere a un paio di opere giovanili.
 

Francesca Romana Morelli, 07 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

L’archeologo del futuro | Francesca Romana Morelli

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