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«Venere che benda amore», di Tiziano

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«Venere che benda amore», di Tiziano

L’amore bendato del cardinal nipote

A Palazzo Te «Venere che benda Amore» di Tiziano, dalla Galleria Borghese

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

La seconda delle tre tappe in cui si articola la grande mostra «Venere divina. Armonia sulla terra» (aperta fino al 12 dicembre) porta in Palazzo Te, fino al 5 settembre, «Venere che benda amore» (1560-65?), tardo capolavoro di Tiziano prestato dalla Galleria Borghese di Roma, che mostra la dea, diadema regale, capelli, ovviamente, rosso Tiziano, seni opulenti e un sorriso malizioso, bendare un piccolo Cupido appoggiato alle sue ginocchia (l’amore è cieco, si sa, ma le interpretazioni della scena, nel tempo, sono state discordi), sullo sfondo di un paesaggio al tramonto.

Ad accompagnare quest’opera, citata per la prima volta nel 1613 in un poema in onore della collezione del «cardinal nipote» Scipione Borghese, un programma di eventi artistici e performativi sul tema del mito di Venere, che andranno in scena nell’Esedra di Palazzo Te, riallestita per accogliere al meglio il pubblico.

La terza e ultima tappa si avvierà il 12 settembre, con la mostra «Venere. Natura, ombra e bellezza», a cura di Claudia Cieri Via, allestita da Lissoni Associati. Intanto, è uscito il volume della stessa studiosa Venere a Palazzo Te (Edizioni Tre Lune), con 150 immagini a colori.

«Venere che benda amore», di Tiziano

Ada Masoero, 06 agosto 2021 | © Riproduzione riservata

L’amore bendato del cardinal nipote | Ada Masoero

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