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Al Grand Palais 230 opere di Paul Gauguin
- Luana De Micco
- 08 ottobre 2017
- 00’minuti di lettura


Luana De Micco
Leggi i suoi articoliDall’11 ottobre al 22 gennaio il Grand Palais ospita un’ampia mostra su Paul Gauguin (Parigi, 1848 - Hiva Oa, 1903), nata dalla collaborazione tra il Musée d’Orsay, che possiede una delle più grandi collezioni al mondo di opere del pittore postimpressionista, e l’Art Institute of Chicago, che detiene un fondo importante di opere grafiche di Gauguin.
La mostra «Gauguin l’alchimista» propone un approccio nuovo al lavoro dell’artista, che non smise mai di sperimentare e utilizzare nuove tecniche e materiali, tanto in pittura e scultura, quanto nelle arti grafiche e decorative. Per questo aspetto i curatori dei due musei, Claire Bernardi e Ophélie Ferlier-Bouat per Parigi, Gloria Groom per Chicago, si sono basati sui recenti studi di due specialisti, Harriet K. Stratis, senior research conservator all’Art Institut of Chicago, e Dario Gamboni, docente all’Università di Ginevra.
La mostra riunisce più di 230 opere, tra le quali si contano molti prestiti prestigiosi, tra cui «Ahaoe feii? (Come, sei gelosa?)» e «Manaò tupapaú (Lo spirito dei morti veglia»), entrambi dipinti a Tahiti nel 1892, in arrivo rispettivamente dal Museo Puškin di Mosca e dalla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo.
Una sala è dedicata a «Noa Noa», il diario di viaggio di Gauguin a Tahiti, ricco di schizzi e impressioni, ritrovato alla morte dell’artista, a 55 anni, nella casa studio di Hiva Oa, un’isola delle Marchesi. Una particolarità della mostra è la riproduzione in ologramma di questa dimora, che Gauguin chiamò la Maison du Jouir (la Casa del piacere) e costruì con i materiali semplici del posto, appendendo alle pareti riproduzioni di opere d’arte e decorandola con pannelli scolpiti che ricordano le case Maori viste al museo di Auckland nel 1895. Per la prima volta sono esposti alcuni elementi della casa.