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Carlo Zinelli, «Tre insetti neri e albero giallo», 1958-59. Tempera su carta, 30x50 cm. Collezione Fondazione Cariverona. Foto: Stefano Saccomani

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Carlo Zinelli, «Tre insetti neri e albero giallo», 1958-59. Tempera su carta, 30x50 cm. Collezione Fondazione Cariverona. Foto: Stefano Saccomani

La pittura non è una patologia

A Palazzo Te la mostra dossier su Carlo Zinelli curata da Luca Massimo Barbero

Camilla Bertoni

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Un ospedale psichiatrico dove più si saliva di piano, più si restava reclusi, un giovane tornato provato da fronti di guerra, un medico che voleva cambiare il corso della psichiatria, un artista che voleva interagire con chi non riusciva più a comunicare con il mondo, una mecenate che credeva nella spontaneità dell’arte. È lo sfondo in cui si sviluppa il misterioso linguaggio artistico di Carlo Zinelli, nato nel 1916 in provincia di Verona dove muore nel 1974: il riconoscimento del suo valore artistico avviene con l’acquisizione di un cospicuo corpus di opere alla Collection de l’Art brut di Losanna che lo omaggia di una prima retrospettiva nel 1985.

«Zinelli è stato un artista a tutti gli effetti, e le sue opere prescindono dalla sua malattia», scrive Luca Massimo Barbero, curatore della mostra dossier «Carlo Zinelli. Visione continua» che si apre il 17 marzo a Palazzo Te di Mantova (fino al 9 giugno, in autunno a Verona) accompagnata da un catalogo edito da Corraini con saggi dello stesso Barbero e di Lorenza Roverato. In un allestimento immersivo ed evocativo, 32 opere, quasi tutte realizzate su due facce, dalle collezioni della Fondazione Cariverona, frutto di una «poetica così forte e originale che supera i confini dell’Art brut ed è oggi pioniera dell’immagine fantastica».
 

Carlo Zinelli, «Tre insetti neri e albero giallo», 1958-59. Tempera su carta, 30x50 cm. Collezione Fondazione Cariverona. Foto: Stefano Saccomani

Camilla Bertoni, 15 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

La pittura non è una patologia | Camilla Bertoni

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