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Janet Cardiff & George Bures Miller, Escape Room

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Janet Cardiff & George Bures Miller, Escape Room

La memoria è un terreno instabile: Janet Cardiff & George Bures Miller da Pirelli Hangar Bicocca

In programma per il 2027, la mostra promette un percorso articolato tra installazioni monumentali e interventi più intimi, alternando opere storiche e nuovi lavori concepiti appositamente 

Riccardo Deni

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Nelle Navate monumentali di Pirelli HangarBicocca prenderà forma un’esperienza che chiederà al visitatore di ricalibrare i propri sensi. Da aprile a luglio 2027, lo spazio milanese ospiterà «Janet Cardiff & George Bures Miller», una grande mostra dedicata al duo canadese, a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí, che segna la prima ampia retrospettiva in un’istituzione italiana negli ultimi vent’anni.

Attivi insieme dal 1995, Janet Cardiff (Wingham, 1957) e George Bures Miller (Vegreville, 1960) hanno costruito una delle pratiche più riconoscibili e influenti dell’arte contemporanea, fondata su installazioni multimediali immersive e sulle celebri “passeggiate sonore”. Il loro lavoro mette in crisi la gerarchia tradizionale dei sensi: qui lo sguardo segue l’ascolto, e il suono diventa una bussola capace di orientare immagini, corpi e architetture.

Janet Cardiff & George Bures Miller

Janet Cardiff & George Bures Miller, The Infinity Machine

La mostra, che sarà allestita lungo le Navate, promette un percorso articolato tra installazioni monumentali e interventi più intimi, alternando opere storiche e nuovi lavori concepiti appositamente per le proporzioni e le risonanze acustiche dell’ex spazio industriale. Non una semplice antologia, ma un attraversamento fisico e mentale di ambienti in cui tecnologia, narrazione e memoria si intrecciano fino a rendere incerta la linea di confine tra reale e virtuale, materiale e immaginato.

Le installazioni di Cardiff e Miller sono luoghi da abitare più che da osservare. Spazi ovattati e perturbanti, popolati da voci, suoni, frammenti di storie che attingono alla narrativa, al teatro e al cinema, ma anche a una memoria collettiva che sembra emergere per stratificazioni. Il visitatore è chiamato a muoversi, ascoltare, sostare, diventando parte attiva di una costruzione percettiva che altera la percezione del tempo e dilata quella dello spazio.

Al centro del progetto espositivo, la capacità degli artisti di lavorare sulla memoria come territorio instabile, in cui ricordi personali e immagini condivise si sovrappongono generando interferenze. È in questa zona ambigua che le opere innescano un dialogo intimo e, allo stesso tempo, straniante, invitando a confrontarsi non solo con gli altri, ma con i propri ricordi e le proprie proiezioni.

Riccardo Deni, 16 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

La memoria è un terreno instabile: Janet Cardiff & George Bures Miller da Pirelli Hangar Bicocca | Riccardo Deni

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