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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon «Harriet Backer. Ogni atomo è colore», dal 30 settembre al 14 gennaio 2024, il Nasjonalmuseet rende omaggio alla pionieristica pittrice ottocentesca (1845-1932) dedicandole la prima grande mostra nel suo Paese natale dopo quasi 30 anni. Curato da Vibeke Waallann Hansen, il progetto espositivo vede la collaborazione del Kode Art Museum di Bergen, insieme al Nasjonalmuseet, l’istituzione che conserva il maggior numero di opere dell’artista, del Museo Nazionale di Stoccolma e del Musée d’Orsay di Parigi (Backer visse a Parigi dieci anni), istituzioni che infatti ospiteranno a turno la mostra fino al 2025.
80 opere strutturano un percorso espositivo suddiviso in 5 sezioni: «Il percorso verso l’arte», «Stanze narrative», «Chez moi. A casa», «Stanze e rituali», «Nature morte» e «Nello studio».
«Oltre ai significativi traguardi artistici raggiunti, Backer ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della vita culturale norvegese, afferma Waallann Hansen. Era l’unica donna a detenere il potere decisionale nel Paese prima del 1900. Grazie alla pittura, al lavoro di insegnante e agli incarichi assunti nelle commissioni di acquisto e nelle giurie delle mostre, Harriet Backer ha svolto un ruolo fondamentale sia nella storia dell’arte sia nel settore artistico norvegese in generale, battendosi per la professionalità e l’uguaglianza».
Emblematico dell’allora nascente emancipazione femminile, l’impegno della Backer si concentrò nello sfidare un mondo dell’arte ancora completamente dominato dagli uomini, sostenendo i diritti delle donne grazie al suo stesso esempio. «Penso di servire meglio la causa delle donne concentrandomi come un uomo», amava infatti dire.
Nonostante un pervasivo interesse per il ritratto, tema che percorre tutta la carriera dell’artista come dimostrano i ritratti della collega Kitty Kielland e del nipote pianista Johan Backer Lunde, la pittrice dedicò larga parte della sua produzione agli interni e alle scene di vita quotidiana, riservando grande attenzione alla condizione femminile di tutte le classi sociali.
Le sue opere documentano infatti sia la vita delle donne più agiate, intente a suonare o ricamare, sia delle contadine, ritratte mentre tessono o si prendono cura dei bambini. Protagonisti delle sue opere non sono solo colleghi, familiari e amici, ma anche le persone del popolo, rappresentate in chiesa o nelle fattorie come dimostra l’emblematica l’opera «Battesimo nella chiesa di Tanum» (1892).
«Una caratteristica tipica del lavoro di Backer, indipendentemente dal tipo di interno che raffigura, è l’attenzione alla luce naturale che entra attraverso porte e finestre, precisa Waallann Hansen. Anche il colore gioca un ruolo cruciale. “Interno blu” (1883) è oggi il suo dipinto più famoso. Quando fu esposto per la prima volta in una mostra a Copenaghen, lo storico dell’arte norvegese Andreas Aubert la descrisse con entusiasmo come un’opera in cui “ogni atomo è colore”».

«Evening, Interior» (1896) di Harriet Backer. Foto Nasjonalmuseet