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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliQuasi tre decenni di esilio in Francia, dopo aver militato e combattuto nelle fila della resistenza comunista greca, interrotti solo dall’amnistia a seguito della caduta del «regime dei Colonnelli» nel 1974; una lunga collaborazione con Le Corbusier, cui si aggiunge la composizione di oltre 150 opere di musica vocale, corale e orchestrale, da camera, per pianoforte, archi e percussioni, oltre a un ampio corpus di musica elettronica scritta con l’Upic, uno strumento di composizione computerizzato da lui stesso ideato, in grado di tradurre immagini grafiche in musica. Fino all’applicazione di modelli matematici alla composizione sinfonica, con l’impiego della teoria dei giochi nella scrittura musicale.
Una vita e una produzione intellettuale davvero intense e di ampio interesse, quelle di Iannis Xenakis (1922-2001), una delle più eclettiche figure culturali del secolo scorso oggi «fotografata» attraverso due esposizioni aperte nel National Museum of Contemporary Art di Atene fino al 7 gennaio ’24: «Sonic Odysseys», a cura di Mâkhi Xenakis, Thierry Maniguet e Katerina Gregos, e «Xenakis and Greece», a cura di Stamatis Schizakis e Stella Kourbana.
Xenakis, nato in Romania da genitori greci, a dieci anni torna nell’amatissima patria dove resterà fino agli anni universitari trascorsi al Politecnico di Atene, prima di fuggire nel ’47 dalla Grecia a causa del ruolo avuto nel corso della seconda guerra mondiale nel Fronte di Liberazione Nazionale per il quale nel 1944 perse pure un occhio combattendo contro gli inglesi.
L’esilio parigino del periodo 1947-74 fu quello prima della formazione artistica e poi dell’exploit su vari fronti: negli anni Cinquanta, oltre a sperimentare musica continuamente reinventata pur nelle salde radici della tradizione dell’area mediterranea e «rivoluzionata» attraverso un uso pionieristico della tecnologia, realizza l’importante Padiglione Philips per l’Esposizione Internazionale tenutasi a Bruxelles nel 1958 (distrutto l’anno seguente) che ospitava lavori musicali suoi e di Edgar Varèse.
Dopo il rientro in Grecia, con l’ergastolo amnistiato dal primo ministro democratico Kōnstantinos Karamanlīs, l’autore continua ad avere un ruolo centrale nella cultura internazionale e nazionale, come mostrano le due rassegne su questa complessa figura. «Sonic Odysseys», in coproduzione con il Musée de la Musique-Philharmonie di Parigi, struttura il percorso in sei sezioni dedicate alle opere principali realizzate durante l’esilio, sia musicali sia architettoniche e in larga parte provenienti dagli archivi degli eredi: materiali fin qua pressoché inediti tra disegni, documenti, volumi, spartiti musicali, il modello originale dell’iconico Padiglione Philips.
La seconda rassegna fa invece il punto dal 1974 in avanti con materiale d’archivio, fotografie e lettere finora inedite che documentano aspetti della scena musicale d’avanguardia greca dei Sessanta e Settanta unito al racconto dei lavori più importanti di Xenakis, come l’opera «Mycenae Polytope». Quest’ultimo appuntamento è in collaborazione con il Contemporary Music Research Center (Crmc) del Conservatorio di Atene, cofondato dall’autore stesso nel 1979.

Particolare dell’allestimento della mostra. Foto: Paris Tavitian

Un disegno dello studio per il Padiglione Philips (1957 ca). Foto: Collezione famiglia Xenakis