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Con un consistente prestito di 53 opere appartenenti alle collezioni della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, prende avvio un’inedita collaborazione tra l’istituzione romana e Palazzo Valle sede della Fondazione Puglisi Cosentino di Catania. Secondo un protocollo d’intesa triennale firmato dalla direttrice Renata Cristina Mazzantini e da Alfio Puglisi Cosentino nei prossimi due anni arriveranno in Sicilia altre importanti opere provenienti dalla Gnamc, per essere esposte nel museo di proprietà del collezionista catanese, in occasione di altri due eventi espositivi. In una regione dove ancora manca una collezione pubblica d’arte contemporanea che possa competere per importanza con le altre istituzioni museali del meridione, è sicuramente un’ottima occasione per vedere opere di artisti italiani e internazionali di rilievo.
La prima mostra che dà avvio alla presenza della Gnamc in Sicilia ha per titolo «Da Burri a Cattelan 1970-2025. Capolavori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea», a cura della stessa Mazzantini e di Gabriele Simongini, ed è allestita dal 26 ottobre al 29 marzo 2026. Il taglio è dichiaratamente divulgativo, e non potrebbe essere altrimenti vista l’esiguità del numero di opere (sebbene di nomi di assoluta importanza) e l’assenza di un vero e proprio tema di ricerca, ma una carrellata sull’arte italiana degli ultimi cinquant’anni, in cui si accenna agli snodi principali e ai suoi protagonisti, con un’attenzione al ruolo degli artisti siciliani (Pietro Consagra, Carla Accardi, Sanfilippo, Renato Guttuso, Emilio Isgrò). Un’idea di museo nazionale diffuso nel territorio, quello ideato da Renata Cristina Mazzantini, il cui intento, almeno per questa mostra catanese, sembra essere soprattutto didattico, pensato per avvicinare gli studenti siciliani ai linguaggi dell’arte contemporanea e ai suoi protagonisti più importanti, proponendosi anche di «ripercorrere attraverso l’arte i principali mutamenti della società italiana».
Si parte da un decennio cruciale, quello degli anni Settanta, con una «Combustione» (1971) di Alberto Burri, anticipato in mostra da un’opera del 1968 di Consagra, «Città Frontale», un’idea poi effettivamente realizzata dall’artista a Gibellina con il «Meeting» e il Teatro, entrambe sculture frontali abitabili. Altra siciliana è Carla Accardi, che insieme a Consagra fece parte del gruppo degli astrattisti di «Forma 1», presente in mostra con uno dei suoi sicofoil, «Antipittura» del 1972, in dialogo con la grande parete della corte del Palazzo, dov’è esposta una sua opera in ceramica dipinta che fa parte della collezione permanente della Fondazione. Del 1971 è il neometafisico «Spettacolo misterioso», un dipinto di Giorgio de Chirico che insieme a due oli di Renato Guttuso, «Muro di Erice» del 1976 e «La visita della sera» del 1980, portano avanti il discorso pittorico che negli anni Ottanta tornerà prepotentemente in auge con la Transavanguardia. Tra gli altri artisti italiani in mostra, figurano Fausto Melotti, con la scultura astratta «Contrappunto II» del 1970, Mario Schifano, Ettore Spalletti, Eliseo Mattiacci, Gino De Dominicis, Vettor Pisani, Maria Lai, Giulio Paolini con «Ennesima» (1975-88) e Mimmo Paladino. Chiude, a rappresentare la strettissima attualità, Maurizio Cattelan con «Sunday», un’opera in acciaio dorato a 24 carati crivellata da colpi di pistola. Tra gli artisti internazionali: Alexander Calder con uno standing mobile «Four white discs red rubber» del 1970, Anish Kapoor, Mark Kostabi, Sol LeWitt, Ugo Rondinone e Kiki Smith.
Alberto Burri, «Combustione», 1971. Gnamc-Fotografia di Alessandro Vasari
Alexander Calder, «Four white discs red rubber», 1970