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Carolina Sandretto
Leggi i suoi articoliL’artista tedesco Wolfgang Tillmans (1968) sarà ospite del Centre Pompidou di Parigi dal 13 giugno al 22 settembre con la mostra intitolata «Niente ci aveva preparati-Tutto ci aveva preparati». La grande retrospettiva, che chiuderà la programmazione del museo parigino prima del restauro della sua sede storica, si svilupperà nella galleria della Biblioteca Pubblica di Informazione (Bpi).
Questa esposizione segue quelle della Fondation Beyeler (2017), della Tate di Londra (2017) e del MoMA di New York (2021-22), confermando Tillmans come una delle voci più importanti dell’arte contemporanea. L’artista, cui è stata data carta bianca, ha immaginato un progetto inedito nei 6mila metri quadrati a disposizione. Mettendo in relazione gli ambienti con le sue opere, Tillmans si interroga sulla biblioteca in quanto luogo di apprendimento, ma anche come spazio architettonico. La retrospettiva al Centre Pompidou esplora oltre trentacinque anni di pratica artistica di Wolfgang Tillmans attraverso diversi generi fotografici, come il ritratto, la natura morta, l’architettura, il documentario e l’astrazione. Il dialogo creato tra gli archivi dell’artista e le sue opere più recenti mette in luce le dialettiche che attraversano il mondo dal 1989, dai progressi sociali e le libertà un tempo acquisite ma oggi a rischio. L’osservazione della condizione contemporanea dell’Europa e i nuovi modi di fare comunità, e infine le evoluzioni delle espressioni della cultura popolare e le modalità di diffusione dell’informazione.
Wolfgang Tillmans, nato vicino a Düsseldorf, si è trasferito ad Amburgo dopo il liceo per svolgere il servizio civile. Lì ha esposto le sue prime opere realizzate con una fotocopiatrice. Interessato alla fotografia, si è iscritto al College of Art and Design di Bournemouth and Poole in Inghilterra per ultimare i suoi studi. Ha conosciuto i primi successi negli anni ’90, grazie alle sue immagini di giovani inglesi suoi contemporanei diventate molto famose. Afferma di non aver mai inteso il suo lavoro come autobiografico, né una diretta documentazione del suo mondo e delle persone attorno a lui. Nonostante ciò, questa parte della sua opera è considerata una delle testimonianze più importanti della scena gay e dei club londinesi degli anni ’90, portandolo alla notorietà internazionale. Unico artista non britannico ad aver vinto il prestigioso Turner Prize (nel 2000), da trent’anni lavora per decostruire i generi fotografici, esplorando la natura morta, il ritratto e perfino l’astrazione più totale. «Parlare della mia vita in modo autoreferenziale non mi interessa. Voglio raccontare l’universale attraverso il personale», ha raccontato.
Il lavoro di Tillmans si contraddistingue per le sue installazioni espositive radicali e inconfondibili, che sfidano le regole tradizionali della fotografia e dell’allestimento museale. L’artista dispone fotografie di varie dimensioni e formati direttamente sulle pareti, spesso senza cornici, utilizzando nastro adesivo o puntine, e posizionando le stampe a seconda delle emozioni che vuole suscitare. I diversi formati sono pensati per diversi soggetti. Il formato piccolo viene spesso utilizzato dall’artista per soggetti intimi o scene di vita quotidiana. Il formato medio accresce una maggiore presenza visiva senza dominare lo spazio ed è usato da Tillmans per passare dai temi personali a quelli politici. Il grande formato, infine, che può raggiungere anche i tre metri, monumentale e immersivo, è usato per i lavori astratti, gli still-life e i paesaggi. Le fotografie nei diversi formati sono esposte vicine e il loro ritmo irregolare crea una sorta di «costellazione visiva», che riflette la percezione di Tillmans del mondo come un insieme di esperienze simultanee. Anche la mostra al Centre Pompidou vedrà le opere dell’artista tedesco svilupparsi secondo questa sua particolare visione. La sperimentazione formale farà entrare in dialogo il suo lavoro con alcuni elementi architettonici della biblioteca, come i tavoli, che fino a poco tempo prima ospitavano gli studenti.
Oltre alla fotografia, Tillmans ha sperimentato anche altre forme di arte. Nel 2014, durante un anno sabbatico, ha creato con il suo corpo una musica ritmata che è poi diventata la performance «Instrument», 2015. Da allora, sia i video che la musica sono parte integrante del suo lavoro. Lo sviluppo di questa nuova sperimentazione lo ha portato nel 2016 a includere un brano nell’album «Endless» di Frank Ocean e in seguito alla pubblicazione di due Ep personali, «Moon in Earthlight» nel 2021 e «Build From Here» nel 2024. Nella retrospettiva al Centre Pompidou saranno dunque presentate anche vaste installazioni di opere video, musica, suoni e testi, con contributi di artisti provenienti dalla performance.
Wolfgang Tillmans concepisce questa mostra come un insieme organico e per l’occasione presenterà anche opere inedite. Il suo lavoro offre un panorama di diverse forme di conoscenza e propone un’esperienza autentica e libera del mondo contemporaneo. La mostra di Tillmans farà partecipare, osservare e prendere posizione, continuando a dare forma a un nuovo senso di ciò che è bello e di ciò che è piacevole nella nostra società, qui ed ora.

Wolfgang Tillmans, «Moon in Earthlight», 2015. Courtesy of Galerie Buchholz, Berlin, Galerie Chantal Crousel, Paris, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York

Wolfgang Tillmans, «its only love give it away», 2005. Courtesy of Galerie Buchholz, Berlin, Galerie Chantal Crousel, Paris, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York