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Il mondo è un bambino malato

Nietzsche, Kavafis e Tagore tra gli ispiratori di Anna Boghiguian

Jenny Dogliani

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Nata al Cairo nel 1946 da una famiglia armena vittima dell’esodo, Anna Boghiguian è un’artista di nazionalità egiziano-canadese incline al nomadismo. Sempre in viaggio tra Europa, Asia, Africa e America, si dedica a esplorare la condizione umana tormentata da guerre, crisi e migrazioni. A curarne la prima retrospettiva, al Castello di Rivoli dal 19 settembre al 10 dicembre, sono Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio, con una selezione di opere che il prossimo marzo approderà alla Sharjah Art Foundation negli Emirati Arabi.

Il percorso cronologico va dal libro d’artista ZYX-XYZ del 1981 (viaggio esistenziale di un alchimista illustrato con gouache, acquerelli, pastelli, collage e scritte a mano libera) ai disegni sul soggiorno di Nietzsche a Torino, dove la Boghiguian si è trattenuta la scorsa primavera per ricostruire il proprio studio del Cairo in una sala del Castello di Rivoli inclusa in mostra.

Con uno stile espressionista capace di indurre sensazioni di disagio e déjà vu, l’artista dà forma a un immaginario universale e quasi alchemico in cui mettere in luce i ricorsi della storia. Succede per esempio nelle trecento opere su carta dedicate al poeta greco Konstantinos Kavafis (1863-1933) incentrate sul declino dell’Egitto tolemaico, assurto a metafora della decadenza contemporanea, e in «Unfinished Simphony», un’installazione composta da lavori su carta, un orecchio in cera, un albero secco, un uccello impagliato, una tenda militare e api morte che allude al legame tra il nazismo e le questioni irrisolte della prima guerra mondiale.

È dunque il perpetuarsi delle dinamiche imperialiste e coloniali a ridurre all’impotenza una parte del genere umano, come ricorda, infine, l’installazione ambientale «A Play to Play», in cui disegni, sculture in cartapesta e pupazzi appesi sono ispirati alla vicenda del piccolo Amal, protagonista del dramma L’ufficio postale di Rabindranath Tagore. Il bambino malato, costretto a osservare il mondo dalla sua cameretta, altro non è che un’allegoria dell’India colonizzata dall’Impero britannico.

Jenny Dogliani, 11 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

Il mondo è un bambino malato | Jenny Dogliani

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