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Michela Moro
Leggi i suoi articoliDal 16 maggio al 30 agosto Raffaella Cortese festeggia trent’anni di attività della sua galleria milanese con una mostra dell’artista americana Roni Horn (New York, 1955), e con una citazione: «Adesso esisto. Questa certezza mi giustifica e mi conferisce quella libertà in cui ho creduto da sola e che ho trovato il mezzo di ottenere».
«Le parole di Carla Lonzi rappresentano molto bene questi trent’anni, che celebriamo semplicemente continuando a lavorare con gli artisti dell’inizio e con quelli che si sono aggiunti man mano, dice Raffaella Cortese. Lavoro con Roni Horn da 28 anni e non è l’unica artista con cui collaboro da lungo tempo. Ho rapporti che mi piacciono perché sono così duraturi, ci seguiamo vicendevolmente nello sviluppo del lavoro, come con Roni. Per me è stata un’artista fondamentale, che mi ha insegnato moltissimo. Con lei ho capito che cos’è la genialità, la differenza tra le grandi intelligenze e quella parte in più che è, appunto, il genio».
Com’è nata la collaborazione con Roni Horn?
Al tempo non avevo molte possibilità, ma ho scelto il suo lavoro, le sue suite sull’acqua e i libri d’artista che sono tuttora molto significativi, e che lei definisce l’enciclopedia dell’identità. A me piacciono gli artisti che usano mezzi differenti, dalla fotografia, nel suo caso sono molte serie e dittici più che singole foto, alla scultura, o le grandi installazioni e le meravigliose sculture trasparenti. Mi piacevano tutte queste possibilità. Andai a New York a trovarla e fu un incontro assolutamente magico. All’epoca non esisteva Google e non avevo visto riproduzioni fotografiche dei suoi lavori, quindi era un azzardo.
Come l’aveva «trovata»?
Per via di un’amica artista newyorkese. All’epoca c’era una grande fluidità nel percorso. Spesso sono stati proprio gli artisti a portarmi ad altri artisti: ad esempio, Barbara Bloom mi aveva messo in contatto con Kiki Smith. Con Roni è sempre stato un rapporto molto sintetico e molto significativo. Avevamo amori comuni, tra cui la poesia, per me una passione molto costante, forte, e ricordo che c’era una scultura meravigliosa in cui lei aveva incastonato nell’alluminio le parole di Emily Dickinson «An Hour is a Sea», un’ora è un mare. C’era quest’idea fantastica di tempo e di spazio infinito. Roni ha lavorato su questa poetessa in modo grandioso.
Che cosa dice di questa mostra?
Questa mostra è interamente dedicata al disegno. Roni Horn ha sempre disegnato, è stato un mezzo di costante riflessione nel suo lavoro. Sono esposte serie di disegni degli ultimi sei, sette anni, con alcuni inediti.
La mostra presenta 41 lavori su carta recenti provenienti da alcune delle serie più celebrate, come «Frick and Fracks», «Wits’ End Mash», una nuova evoluzione della serie «Log» e «Slarips» (spirals scritto al contrario). Il disegno è per Roni Horn un’attività primaria, che indaga i limiti linguistici e le potenzialità della scultura attraverso citazioni, collage, fotografie, commenti, appunti, testi originali, ed è anche una riflessione sull’identità.

Roni Horn, «Screaming • Heat Wave», 2022. Photo: Tom Powel. Courtesy the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan-Albisola