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Una veduta dell’allestimento della mostra al Museo Correr

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Una veduta dell’allestimento della mostra al Museo Correr

Il Correr rilegge la propria storia negli anni di Carlo Scarpa

In un allestimento ospitato dal museo veneziano, si ripercorrono i due interventi dell’architetto e designer veneziano al primo (1952-53) e al secondo piano (1959-60) dell’edificio

Si è aperta il primo maggio a Venezia, nella Sala delle Quattro Porte al secondo piano del Museo Correr, la mostra «Il Correr di Carlo Scarpa, 1953-1960», a cura di Chiara Squarcina e Andrea Bellieni, che rimarrà accessibile al pubblico fino al 19 ottobre.

Nel secondo dopoguerra, i due interventi di Carlo Scarpa al Museo Correr (nel 1952-53 per le Sale di Storia veneziana al primo piano, nel 1959-60 per la Quadreria al secondo piano) si affermarono come modelli esemplari della linea italiana nella museografia, ispirata al razionalismo internazionale. Un indirizzo condiviso da altri architetti italiani, che condividevano due istanze fondamentali: un’attenzione concentrata sul contesto architettonico-ambientale del museo ospitante e un’interpretazione sensibile del messaggio e dell’atmosfera portati da ogni singola opera.

Questo metodo prevedeva un posizionamento dell’opera meditato e accurato, tale da generare «risonanze» a volte sorprendenti, altre addirittura rivelatrici, nelle nuove interazioni tra opere e spazio. Uno spazio che Scarpa riconfigurava in un dialogo creativo e dialettico con la memoria nobile dell’edificio, nato per usi diversi e ora trasformato in museo.

Il riallestimento del 1953 segnò la riapertura del museo dopo la lunga interruzione bellica. Le sale del primo piano, in una ripulitura essenziale di pareti bianche e solenni soffitti lignei, furono rivisitate da Scarpa con pochi ma incisivi elementi museografici. Alle teche che esponevano le toghe dei senatori e procuratori venivano affiancati ritratti a figura intera di quegli stessi patrizi; i pannelli per i vivaci scudi ottomani delle guerre di Morea erano stati disposti in file alte accanto al busto del doge vittorioso Francesco Morosini. Apprezzabili anche soluzioni come le appensioni di antichi stendardi su fondi in tessuto grezzo o i sostegni per i monumentali fanali da galera.

Una veduta d’epoca di una delle sale del Museo Correr riallestite da Carlo Scarpa all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento

Nel 1959-60 Scarpa fu incaricato dell’allestimento della Quadreria al secondo piano, che custodisce importanti capolavori della pittura veneziana e italiana del Rinascimento. In ambienti ormai privi di configurazioni significative precedenti (a eccezione dell’essenziale sala centrale), l’intervento fu radicale. Le superfici delle sale, trattate con calce rasata, esaltavano il ruolo della luce: quella naturale, diffusa dai balconi su Piazza San Marco o filtrata da moderne veneziane industriali nelle finestre interne, guidava la disposizione di dipinti e sculture.

Furono inoltre progettate piccole sale dedicate: il cubicolo per la «Pietà» di Cosmè Tura; quello per le «Due dame veneziane» di Carpaccio; o ancora la saletta rivestita in travertino per il «Cristo morto sostenuto dagli angeli» di Antonello da Messina.

L’allestimento passa in rassegna l’architettura e gli arredi scarpiani del Correr attraverso fotografie d’epoca dell’Archivio Fotografico MuVe ed esemplari originali del design per il museo firmato Scarpa: vetrine e teche, supporti, snodi e incastri, e il cavalletto su cui vennero valorizzate diverse opere, poste perpendicolarmente rispetto alla luce che entra dai balconi. Un nucleo di oggetti che testimonia da una parte la capacità di Scarpa di fondere forma e funzione, dall’altra la sua tendenza a utilizzare prodotti dal forte contenuto artigianale.

 

 

Uno scorcio di una delle sale del Museo Correr riallestite da Carlo Scarpa alla fine degli anni Cinquanta del Novecento

Gaspare Melchiorri, 08 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Il Correr rilegge la propria storia negli anni di Carlo Scarpa | Gaspare Melchiorri

Il Correr rilegge la propria storia negli anni di Carlo Scarpa | Gaspare Melchiorri