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Hackert l’ha dipinto, la Schomburg lo fotografa

Federico Castelli Gattinara

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«Inevitabilmente, dopo la scoperta della fotografia, nessun artista, salvo poche eccezioni, poté accostarsi alla propria opera senza avere coscienza del nuovo mezzo; e nessun fotografo poté guardare la propria senza tener conto delle altre arti visive», così introduceva Aaron Scharf quasi mezzo secolo fa il suo Arte e fotografia, un caposaldo negli studi sul tema. Tema che dal 22 marzo al 24 settembre affronta la mostra «Punti di vista» alla Casa di Goethe, esponendo a confronto i lavori della fotografa tedesca Kerstin Schomburg e le tele originali di Jakob Philipp Hackert (1737-1807), pittore che visse a lungo in Italia e fu grande amico di Goethe, con prestiti da Weimar, Roma e Düsseldorf.

Nell’estate 2015, quand’era borsista alla Casa di Goethe, la Schomburg segue le orme del celebre paesaggista ritraendo gli stessi luoghi, a Roma (San Pietro visto da Ponte Milvio, Terme di Caracalla), nei dintorni (Tivoli, la via Appia, Villa Conti a Frascati), nel Nord e nel Sud Italia (Pisa, Livorno, Golfo di Pozzuoli).

Non riproduce però semplicemente le vedute di Hackert, come in un compendio; a lei «interessa ciò che è successo nel frattempo, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche sociale»: quindi panorami, bellezze e monumenti, ma anche persone in bicicletta, al cellulare o mentre fanno sport. In mostra anche appunti e annotazioni dell’artista, a documentare la ricerca e il processo creativo.

Federico Castelli Gattinara, 08 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

Hackert l’ha dipinto, la Schomburg lo fotografa | Federico Castelli Gattinara

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