Ci sono artisti per cui la pittura non è mai stata solo un linguaggio, ma una condizione. Franco Guerzoni, da più di cinquant’anni, lavora in quella zona di instabilità dove l’immagine non è più rappresentazione e non è ancora rovina. Con «Fuori dal dipinto», dodicesima personale da Studio G7, l’artista modenese rinnova un dialogo con la galleria che dura dal 1973, ma soprattutto continua a porre una domanda radicale: cosa resta fuori dal quadro?

Il titolo della mostra non è una provocazione, ma un programma. Guerzoni ha sempre cercato una pittura che non si esaurisce nella superficie, che non si chiude nella forma, ma si espande, sedimenta, scava. Una pittura che fa affiorare memorie, tracce, tempo. Nei suoi lavori, la materia diventa scrittura archeologica, e lo spazio espositivo non è mai neutro: è luogo d’interazione, parete da interrogare, soglia da attraversare.

Il progetto espositivo si sviluppa intorno a una grande tavola pittorica concepita appositamente per la galleria, che non occupa lo spazio ma lo assorbe, lo misura, lo trasforma. Accanto ad essa, una serie di interventi inediti amplificano il senso del titolo. La pittura esce dal suo ambito per dialogare con l’architettura, con la parete, con il vuoto stesso che la circonda. Ogni opera sembra un frammento di qualcosa più vasto, come pagine smarrite di un libro impossibile da ricomporre.

A rafforzare questa visione si affiancano gli appunti e le asincronie di Andrea Viliani, che accompagnano la mostra come note a margine, interferenze controllate, deviazioni di senso. E a dare un ulteriore peso simbolico al progetto, la nascita dell’Archivio Franco Guerzoni, istituito nel 2024, a conferma di un percorso coerente e mai ripiegato su sé stesso.

Parallelamente, dal 26 al 28 settembre, MAMbo ospita «Franco Guerzoni. Pagine segrete 1973–2021», una selezione di libri d’artista all’interno di Books – Bologna Art Book Festival. Ancora una volta, fuori dal dipinto. Perché ogni immagine, per Guerzoni, è solo una soglia da oltrepassare.