Il Fomu-Fotomuseum Antwerpen ospita fino al 14 agosto prossimo l’esibizione collettiva «Re/Sisters - A Lens on Gender and Ecology» con (video)artiste-fotografe di alto livello, provenienti da una ventina di Paesi. Si tratta di una mostra che affonda le sue radici nell’Ecofemminismo, movimento sorto negli anni Sessanta e Settanta, che vede tra le sue figure di spicco la scrittrice, attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva, la filosofa e accademica Donna Haraway, l’attivista e fondatrice del movimento (e creatrice del neologismo in lingua francese «écoféminisme») Françoise d’Eaubonne, nonché la saggista, poeta e drammaturga statunitense Susan Griffin.
L’ecofemminismo si propone sin dalla prim’ora di indagare le connessioni esistenti tra il sessismo e altre due forti espressioni del dominio umano, ovvero la discriminazione degli animali e l’abuso delle risorse naturali; vede questi tre fenomeni così interconnessi, sia concettualmente che storicamente, da non poterli disgiungere per provarne la totale comprensione. Parafrasando la filosofa Luisella Battaglia, in un mondo caratterizzato dalla supremazia maschile, donne animali e ambiente appartengono a categorie di possesso, profondamente affini, considerate per secoli «proprietà animate» o «beni mobili» del tutto analoghi.
La mostra «Re/Sisters» analizza i legami sistemici tra il degrado del pianeta e l’oppressione delle donne e delle minoranze portando il pubblico a confrontarsi con singole attiviste e comunità spesso in prima linea nella difesa e nella cura del pianeta, oppresse dalle stesse strutture di potere sociale, economico e politico. Sono state riunite le opere di oltre 40 figure di spicco della scena internazionale, donne e persone che non si riconoscono nel binarismo eteronormativo ovvero che non dichiarano di appartenere a un genere preciso ad esso afferente: attraverso le loro fotografie, i video e le diverse installazioni a tema, create dal 1969 ad oggi, si ha un assaggio della loro visione del mondo in cui spesso inconsapevolmente viviamo da vittime o silenti carnefici, del nostro habitat nei confronti del quale ci comportiamo ora da alleati ora da leader ovvero nemici e sfruttatori, delle comunità di resistenza, dell’attivismo eco-politico in lotta contro i sistemi di oppressione.
Le opere esposte sono delle artiste (e dei collettivi) Laura Aguilar, Hélène Aylon, Poulomi Basu, Mabe Bethônico, Jeb (Joan E Biren), melanie bonajo, Carolina Caycedo, Judy Chicago, Tee Corinne, Minerva Cuevas, Agnes Denes, Flar (Feminist Land Art Retreat), Format Photography, LaToya Ruby Frazier, Gauri Gill, Simryn Gill, Taloi Havini, Nadia Huggins, Anne Duk Hee Jordan, Barbara Kruger , Dionne Lee, Zoe Leonard, Chloe Dewe Mathews, Ana Mendieta, Fina Miralles, Mónica de Miranda , Otobong Nkanga, Josèfa Ntjam, Ada M. Patterson, Ingrid Pollard, Susan Schuppli, Seneca Women’s Encampment for the Future of Peace and Justice, Xaviera Simmons, Pamela Singh Uýra, Diana Thater, Mierle Laderman Ukeles, Sim Chi Yin; tra gli altri sono in mostra anche lavori della pittrice e videoartista italiana Laura Grisi (1939-2017).
«Re/Sisters» è inoltre accompagnata da un catalogo riccamente illustrato strutturato in sei capitoli tematici e con saggi di importanti studiose quali Kathryn Yusoff, Astrida Neimanis, Catriona Sandilands, Greta LaFleur, Lucy Bradnock, Christine Okoth, Anna Feigenbaum, Angela Dimitrikaki, Ros Gray e Alona Pardo.