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Al Castello Visconteo di Pavia 13 artisti deliberatamente anticonformisti
- Ada Masoero
- 19 novembre 2021
- 00’minuti di lettura


«Le nozze di Eva e Adolf» (2010) di Francesco Bocchini
Dai margini la realtà si vede meglio
Al Castello Visconteo di Pavia 13 artisti deliberatamente anticonformisti
- Ada Masoero
- 19 novembre 2021
- 00’minuti di lettura
Al Castello Visconteo va in scena la «marginalità»: marginalità nell’arte, ovviamente, e marginalità cercata, non subita. Piuttosto, quell’attitudine di tanti artisti del nostro tempo, che hanno scelto di esprimersi senza compromessi, molto spesso pagando consapevolmente il prezzo di restare esclusi dal sistema dominante.
La mostra «Marginalia. Le forme della libertà» (dal 20 novembre al 28 febbraio prossimo, catalogo NFC), curata da Valerio Dehò per il Comune di Pavia, presenta una trentina di opere di 13 artisti contemporanei, tra i quali Yayoi Kusama, Aldo Mondino, Mattia Moreni, Carol Rama, i cui lavori, pur diversissimi, sono accomunati da un deliberato anticonformismo e dall’espressione, senza filtri, della loro personalità.
Come accade in Carol Rama, nata nel 1918, che, in tempi dominati dalla formalità, esplorava nelle sue opere le tematiche per lei irrinunciabili della sessualità e della corporeità femminile, o in MadMeg e Severine Gambier, da sempre impegnate entrambe nelle battaglie femministe, mentre per Yayoi Kusama quel mondo ossessivamente rivestito di bolle è diventato una fuga nell’interiorità dell’infanzia.
Non solo donne, però, ma uomini come Mattia Moreni, scomparso nel 1999, che dai suoi dipinti stesi con brutalità «gridava» tutto il disagio per una malformazione fisica, o Aldo Mondino, geniale eccentrico dell’arte del XX secolo, qui con la serie «I King», scaturita da un momento di difficoltà psicologica.
C’è poi Carlo Zinelli, lui davvero emarginato, ricoverato com’era in un ospedale psichiatrico del Veronese, dove fu scoperto dal giovane psichiatra Vittorino Andreoli, che ne riconobbe la forza espressiva, facendone un maestro dell’Art brut. Perché, come spiega Dehò, «bisogna rivalutare la “marginalità” come scelta e come punto privilegiato per osservare la realtà nella sua complessità».

«Le nozze di Eva e Adolf» (2010) di Francesco Bocchini