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Il rapporto tra lo scultore americano e la città umbra al centro di una mostra a Firenze
- Laura Lombardi
- 27 giugno 2018
- 00’minuti di lettura


Alexanderr Calder, bozzetto per il «Teodelapio» © Fototeca Servizio Musei, archivi e biblioteche della Regione Umbria
Calder spoletino
Il rapporto tra lo scultore americano e la città umbra al centro di una mostra a Firenze
- Laura Lombardi
- 27 giugno 2018
- 00’minuti di lettura

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliNegli anni gloriosi del Festival dei Due Mondi di Spoleto, fondato da Gian Carlo Menotti, Alexander Calder (Lawnton, 1898 - New York, 1976) donò alla città un grande numero di opere, grazie al pionieristico progetto «Sculture nella città» dello studioso Giovanni Carandente di portare in quel borgo antico, dal 1962, opere pubbliche, avvalendosi della collaborazione con l’architetto Alberto Zanmatti per l’integrazione delle opere nelle vie del piccolo e raffinato centro storico, e con il fotografo Ugo Mulas, che seppe cogliere il significato della manifestazione.
Tra le opere di Calder, il celebre «Teodelapio» posto davanti alla Stazione, in acciaio verniciato di nero, resta l’unica scultura dell’artista in Italia, uno dei simboli della città, restaurato nel 2015. A questo legame privilegiato tra Calder e Spoleto, Palazzo Medici Riccardi dedica una mostra, fino al 29 luglio, giocando sul titolo: «I mondi di Calder» a cura di Gianluca Marziani, direttore artistico di Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto, realizzata con l’Associazione Culturale MetaMorfosi e il patrocinio della Città Metropolitana di Firenze.
Intento della mostra, con opere che provengono perlopiù da Palazzo Collicola, è proprio quello di riportare alla mente un episodio lungo e fecondo della cultura in Italia tra anni Sessanta e Settanta, quando presenze internazionali dei vari ambiti delle arti visive e performative, diedero vita a sperimentazioni importanti in un clima di ottimismo legato alla crescita economica e a una rinnovata apertura.
Un clima che ben si coglie seguendo, insieme alle opere in mostra (con un’intera sala dedicata alla creazione del «Teodelapio»), la ricca domumentazione di lettere, disegni inediti, gouache, bozzetti, gioielli e fotografie di Calder al lavoro per i suoi celebri «mobiles» (come li definì Duchamp) e fotografie dei suoi «stabiles» (nome suggerito da Arp).

Alexanderr Calder, bozzetto per il «Teodelapio» © Fototeca Servizio Musei, archivi e biblioteche della Regione Umbria