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Alla Galleria Ncontemporary il progetto più recente dell’artista francese, che si è inerpicato il giugno scorso sulle pendici dell’Etna, in un paesaggio primordiale
- Ada Masoero
- 10 gennaio 2023
- 00’minuti di lettura


«Rouge hanche» (2022) di Ruben Brulat. Cortesia dell’artista e Ncontemporary
Brulat in cerca dell’origine geologica del mondo
Alla Galleria Ncontemporary il progetto più recente dell’artista francese, che si è inerpicato il giugno scorso sulle pendici dell’Etna, in un paesaggio primordiale
- Ada Masoero
- 10 gennaio 2023
- 00’minuti di lettura
S’intitola «Porosité» la personale di Ruben Brulat presentata da Ncontemporary dal 12 gennaio all’11 marzo. Francese, nato nel 1988 a Laudun in Occitania, Brulat, che nel corso del 2022 si è confrontato con questo tema anche nell’installazione «Porosité de l’arbre couché», realizzata nella foresta di Fontainebleau, espone qui il suo progetto più recente, frutto della residenza del giugno scorso sulle pendici dell’Etna, presso le Cantine Cottanera.
E proprio l’Etna, con i suoi paesaggi primordiali, è stato l’oggetto della ricerca dell’artista, che si è inerpicato lungo i suoi fianchi con un banco ottico analogico, con cui ha scattato le immagini in mostra. Oltre all’omaggio alla natura, al centro della sua ricerca c’è anche la volontà di testimoniare la profondità del legame intessuto dagli abitanti del posto con quello che per tutti noi è un vulcano, dunque maschile, ma è «Idda», lei, «‘a Muntagna»: una sorta di divinità materna, temibile sì per la sua forza primigenia, ma anche generosa di doni.
Quella sui vulcani è una ricerca che Brulat conduce dal 2014, quando viaggiò nel paesaggio lunare, ma dai colori vividissimi, a causa dei minerali affioranti, della Dancalia, nel Corno d’Africa. Ora è la volta del più domestico ma non meno impressionante paesaggio lavico dell’Etna, in cui l’artista va in cerca dell’origine geologica del mondo, mettendo a confronto la fragilità dell’essere umano con le forze selvagge della natura.
In mostra, alle quattro immagini fotografiche inedite di grande formato di questo progetto, si aggiungono un’installazione video a due canali, un’installazione audio e un lavoro realizzato con materie trovate sul vulcano, questi ultimi due presentati nella scorsa estate negli spazi di Cottanera.

«Rouge hanche» (2022) di Ruben Brulat. Cortesia dell’artista e Ncontemporary