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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliL’esposizione si sviluppa all’interno del complesso architettonico del Forte, reinterpretato da Marras come un luogo abitato da ombre, memorie e presenze sospese tra passato e presente. L’artista ha scelto di legare la propria ricerca alla figura di Cecco d’Ascoli, personaggio medievale complesso - filosofo, astrologo, alchimista - e alla storia stratificata dell’edificio, che nei secoli è stato fortezza militare, convento, carcere e oggi sede museale.
Attraverso 180 opere tra disegni, sculture, ceramiche, installazioni e oggetti, Marras costruisce un itinerario che coinvolge tutti gli spazi del Forte - dalle celle al cortile, fino alla chiesa della Madonna del Lago - dando vita alla più ampia mostra che l'autore ha mai realizzato in un edificio storico. Il percorso espositivo propone un dialogo tra le vicende di Cecco d’Ascoli e quelle dei detenuti che hanno abitato questi ambienti, tracciando una narrazione fatta di ricordi, desideri e visioni.
Il lavoro di Marras, noto per la sua capacità di attraversare linguaggi diversi – dalla moda all’arte visiva – trova in questa mostra una nuova occasione per confrontarsi con lo spazio e con la storia. L’allestimento segue una logica non museale, ma narrativa e sensoriale, costruita per accompagnare i visitatori in un’esperienza che coinvolge la dimensione individuale e collettiva. Il Forte diventa così una “macchina del tempo”, dove la storia si fa materia viva, evocata dalle opere che abitano gli ambienti.
L’invito rivolto all’artista rientra nel progetto curatoriale di Spazio Taverna, che coinvolge autori contemporanei nella rilettura di luoghi storici attraverso nuove interpretazioni artistiche. L’obiettivo è riattivare l’energia culturale e simbolica dei contesti, offrendo al pubblico esperienze che connettono l’arte con la memoria collettiva.

Antonio Marras, «Vedere Per Credere». Ph Omar Golli

Antonio Marras, «Vedere Per Credere». Ph Omar Golli