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Palazzo Meizlik ospita anche i tesori del Museo Nazionale di Belgrado che riaprirà dopo 15 anni a conclusione della mostra friulana
- Federico Castelli Gattinara
- 11 aprile 2018
- 00’minuti di lettura


L'elmo di Berkasovo
Ad Aquileia lo sfarzo della Serbia romana
Palazzo Meizlik ospita anche i tesori del Museo Nazionale di Belgrado che riaprirà dopo 15 anni a conclusione della mostra friulana
- Federico Castelli Gattinara
- 11 aprile 2018
- 00’minuti di lettura
Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliPrima, il 21 dicembre 2016, l’accordo Mibact-Fondazione Aquileia con l’affido a quest’ultima di tutte le aree archeologiche della città, da vent’anni patrimonio Unesco. Poi, il 14 febbraio scorso, il rinnovo dell’accordo Mibact-Regione Friuli Venezia Giulia per altri 10 anni, col passaggio alla Fondazione anche del Museo Archeologico Nazionale, e non solo.
In questo scenario di proficua collaborazione sulla gestione e valorizzazione del patrimonio si inserisce la mostra aperta fino al 3 giugno a Palazzo Meizlik «Tesori e Imperatori» dedicata alla Serbia romana, un’occasione afferrata in corner visto che gran parte dei pezzi più importanti provengono dal Museo Nazionale di Belgrado, che riaprirà dopo 15 anni subito dopo la mostra.
Forse non tutti sanno che la Serbia romana fu un luogo ricco di fortezze, ville imperiali, importanti centri urbani e fiorenti commerci, un vero e proprio crocevia di culture e religioni, «una terra che conobbe uno sviluppo eccezionale nel III e IV secolo, spiega il presidente della Fondazione Antonio Zanardi Landi, e in cui nacquero ben 17 o 18 imperatori, da Ostiliano a Costanzo III, passando attraverso Costantino il Grande, nativo di Naissus», l’attuale Niš.
In mostra arrivano 62 reperti datati dal I al VI secolo, con prestiti oltre che da Belgrado anche dai musei serbi di Zaječar, Niš, Požarevac, Novi Sad, Negotin e Sremska Mitrovica, la romana Sirmium, una delle quattro capitali dell’Impero, oltre che dal Museo della Civiltà Romana di Roma, che concede un calco della Colonna Traiana del 1861.
Per quanto turbolenta terra di confine, il limes romano era segnato dal Danubio, la mostra evidenza uno stupefacente splendore cerimoniale attestato da magnifici elmi e maschere da parata, in particolare uno dei due elmi provenienti da Berkasovo, dorato e tempestato di elementi in pasta vitrea colorata a imitazione delle pietre dure. Tra i pezzi più importanti c’è senz’altro la testa di Galerio in porfido rosso rinvenuta nella sua villa di Felix Romuliana, oggi Gamzigrad, che sorgeva accanto alle famose Porte di Ferro (una gola attraversata dal Danubio al confine tra Serbia e Romania). Villa dove l’imperatore si ritirò dopo l’abdicazione e da cui proviene pure il pilastro in calcare alto oltre due metri con i tetrarchi. E ancora la testa di Venere recuperata nel 2003 negli scavi al palazzo di Costantino di Sirmium, il cosiddetto cammeo di Belgrado con l’imperatore a cavallo sopra il nemico a terra, la testa di Costantino in bronzo con diadema rinvenuta nella città natale di Naissus. Catalogo Gangemi.

L'elmo di Berkasovo