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Arturo Martini, «La Pisana», 1930 ca, collezione Intesa Sanpaolo

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Arturo Martini, «La Pisana», 1930 ca, collezione Intesa Sanpaolo

A Vicenza le confessioni di Arturo Martini

Nella Sala dei Fauni di Palazzo Montanari, sede veneta delle Gallerie d’Italia, sono esposte 14 opere del grande scultore italiano confluite da varie collezioni nelle raccolte d’arte di Intesa Sanpolo

La figura di uno tra i massimi scultori italiani, Arturo Martini (Treviso, 1889-Milano, 1947), viene celebrata grazie a un nucleo di 14 opere provenienti da varie collezioni confluite nelle raccolte d’arte di Intesa Sanpaolo. La mostra «Arturo Martini nelle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo», che si apre il 6 luglio alle Gallerie d’Italia-Vicenza (Palazzo Montanari, fino al 16 novembre), rientra nel progetto «Vitalità del tempo», un ciclo di esposizioni dedicate alle opere d’arte moderna e contemporanea. «Si tratta di un ciclo motivato dall’idea di condividere in maniera inedita con il pubblico le raccolte, spiega Luca Massimo Barbero, curatore associato delle collezioni di Intesa Sanpaolo, non secondo un principio statico, cronologico o tematico, ma con approfondimenti su una selezione di opere, attraverso confronti, oppure scegliendo dei focus o un’estensione cronologica interessante come in questo caso». Sono esperienze avvenute con successo già nella sede di Gallerie d’Italia-Napoli o di Gallerie d’Italia-Milano, dov’è in corso la mostra «Una collezione inattesa. La Nuova Arte degli Anni Sessanta e un Omaggio a Robert Rauschenberg».

Raccolte nella Sala dei Fauni, tra le 14 opere di Martini, protagoniste sono le due sculture raffiguranti «La Pisana»: quella in gesso fu concepita a Roma alla fine degli anni Venti. Da questa furono ricavate sei fusioni postume, autorizzate dagli eredi, la prima delle quali figura qui in mostra. Proviene dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, raccolta d’arte contemporanea formatasi tra gli anni Sessanta e Ottanta del ’900 e confluita nelle collezioni delle Gallerie d’Italia. La donna, una delle figure più affascinanti di Martini ispirato alla protagonista femminile del romanzo di Ippolito Nievo Confessioni di un italiano, è sdraiata, beatamente assopita, in una posizione inusuale, portando Martini a interpretare il tema del nudo femminile in una spontanea naturalezza con le sue forme fluide e sensuali.

Dalla Cassa di Risparmio di Venezia provengono invece due sculture in pasta cementizia, concepite per un giardino, che raffigurano l’«Allegoria del mare» e l’«Allegoria della terra», realizzate intorno al 1910, quando Martini lavorava nella fabbrica di ceramiche di Gregorio Gregory a Treviso, mecenate che favorì la formazione dello scultore con i viaggi a Monaco e Parigi che gli aprirono la conoscenza del mondo artistico. Pur citando la statuaria antica, le due opere, estremamente lineari, risolvono il tema in modo antiretorico, preludio al rinnovamento del linguaggio scultoreo che Martini andava perseguendo. Anche gli otto bassorilievi in bronzo, realizzati per il bozzetto presentato al concorso per il monumento al Duca d’Aosta da erigersi a Torino (1934), affidato poi a un altro scultore, provengono dalla Cassa di Risparmio di Venezia che li acquistò da Egle Rosmini, compagna di vita dell’artista, nel luglio del 1965. Oltre alla natura morta, un bassorilievo in cotto che segna il ritorno al plasticismo dopo le avanguardie di inizio ’900, conclude la rassegna la scultura in bronzo «Leone di Monterosso-Chimera»: l’opera, realizzata inizialmente in pietra, fu commissionata dall’avvocato Arturo Ottolenghi con la moglie, la scultrice Herta von Wedekind, per la loro villa di Monterosso vicino ad Acqui Terme. Due versioni in bronzo furono esposte alla Quadriennale di Roma del 1935, una delle quali acquisita da Fideuram e da qui giunta in Intesa Sanpaolo.

Arturo Martini, «Allegoria del mare», 1910-11. Collezione Intesa Sanpaolo

Arturo Martini, «Allegoria della terra», 1910-11. Collezione Intesa Sanpaolo

Camilla Bertoni, 02 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

A Vicenza le confessioni di Arturo Martini | Camilla Bertoni

A Vicenza le confessioni di Arturo Martini | Camilla Bertoni