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Sanzia Milesi
Leggi i suoi articoliNell’Ottocento, ladri e antiquari ritagliavano, per poi rivendere, le miniature dai manoscritti. È così che è giunto a noi un fragile patrimonio che spazia dalle più semplici iniziali decorate con animali e figure di santi alle pagine piene di piccoli dipinti con scene di vita quotidiana. Un fondo che, fino ad oggi, era custodito nei depositi del Museo Civico d’Arte Antica di Torino e poco esposto, e che ora diventa protagonista della mostra «Van Eyck e le miniature rivelate», a Palazzo Madama fino all’8 settembre.
«Frammenti che escono dai depositi e raccontano la storia dell’arte dal Medioevo al Cinquecento» come spiega la conservatrice Simonetta Castronovo, curatrice della mostra che si prefigge di presentare in modo divulgativo un tema apparentemente specialistico. Un’idea che ha preso corpo nel 2021, in collaborazione con l’Università di Torino, grazie al Dipartimento di Studi Storici (Fabrizio Crivello) e di Chimica (Angelo Agostino), e al Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale (Maurizio Aceto): un primo intervento di schedatura anche fotografica delle opere, seguita dalle analisi scientifiche con misurazioni Fors e Xrf su supporti, dorature e pigmenti (il catalogo sistematico della collezione, cui hanno collaborato 26 specialisti di miniatura, uscirà completo di queste indagini per Artistica Editrice di Savigliano).
La mostra rende fruibile un delicato fondo di 80 tra fogli e miniature ritagliate datate tra il XIII e il XVI secolo, insieme a 20 codici miniati e 10 incunaboli. Sei sezioni cronologiche, a partire dal Duecento (sino al Cinquecento) quando, con la nascita delle prime Università, i manoscritti escono da monasteri e castelli per raggiungere studenti, borghesi e mercanti. Un raro libro di preghiera o una Bibbia, come pure gli statuti delle corporazioni, ossia la matricola degli orafi e quella dei calzolai di Bologna. Al cuore della mostra, un’opera emblematica di Jan van Eyck (Maaseik, 1390 ca-Bruges 1441): la natività del Battista all’interno della camera da letto di Elisabetta. Un’ambiente descritto con dovizia di particolari (dal soffitto a cassettoni alla cassapanca aperta, dai bicchieri in vetro alle brocche in ottone) all’interno del dominante rosso del letto a baldacchino che inquadra la scena. Il percorso include opere che vanno dal «Codice delle Catene» (gli Statuti della Città di Torino del 1360) ai raffinati Libri d’ore, sino al Libro di Lettere Astrologiche del 1550, che è in realtà un manuale di calligrafia con straordinarie iniziali a inchiostro ancora medievaleggianti. Nelle vetrine, un’accurata legenda grafica che inquadra ciascun pezzo nel giusto contesto stilistico e geografico con approfondimenti su tecniche e materiali.

Un allestimento della mostra «Van Eyck e le miniature rivelate» a Palazzo Madama, Torino