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Edward Weston, «Tina Modotti (Nude in Studio)», 1922

© Center for Creative Photography Arizona Board of Regents. Edward Weston. Adagp Paris 2025. Courtesy Wilson Centre for Photography

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Edward Weston, «Tina Modotti (Nude in Studio)», 1922

© Center for Creative Photography Arizona Board of Regents. Edward Weston. Adagp Paris 2025. Courtesy Wilson Centre for Photography

A Parigi la «Modernité révélée» di Edward Weston

La Mep-Maison Européenne de la Photographie celebra il grande fotografo statunitense con un percorso che spazia dal 1908 al 1945

C’è un momento, quando ti trovi davanti a un oggetto qualsiasi fotografato da Edward Weston (1886-1958), in cui realizzi che non stai più guardando solo un peperone o una conchiglia; Stai osservando una forma scolpita dalla luce, un’idea di perfezione, un frammento del mondo visto attraverso un occhio ossessivo e poetico. La Mep-Maison Européenne de la Photographie di Parigi, dal 15 ottobre al 25 gennaio 2026, presenta «Modernité révélée», la più grande retrospettiva dedicata a Weston a Parigi da quasi trent’anni, offrendo un’occasione rara di entrare in sintonia con il genio di un maestro che ha reinventato la fotografia americana senza urlare, senza effetto scenico, ma con una precisione chirurgica.

Michael Wilson, fondatore del Wilson Centre for Photography e collezionista instancabile, ha selezionato per la mostra oltre 100 tiraggi d’epoca, molti dei quali presentati per la prima volta in Francia. Il percorso spazia dal 1908 al 1945, attraversando i primi scatti pictorialisti, con flou romantici e composizioni allegoriche, fino alla nitidezza assoluta delle opere degli anni Trenta, quando la forma, la luce e il dettaglio diventano l’unico linguaggio. Weston stesso scriveva: «La macchina fotografica dovrebbe essere usata per registrare la vita, per restituire la sostanza stessa e la quintessenza della cosa in sé». Tradotto: la fotocamera come strumento per rivelare l’essenza, senza compromessi.

I primi passi di Weston in California, tra ritratti e fotografie commerciali, sembrano appartenere a un mondo lontano. La vera metamorfosi avviene negli anni Venti: Weston sperimenta il ritratto e il nudo, in particolare con Tina Modotti, musa e complice creativa, in Messico tra il 1923 e il 1926. Nei loro studi condivisi, i corpi e gli oggetti vengono visti con occhi nuovi, radicali, nitidi e allo stesso tempo poetici. È il momento in cui l’arte fotografica diventa linguaggio pienamente moderno, dove ogni forma naturale (frutti, verdure, conchiglie, rocce) acquisisce valore di scultura visiva.

Edward Weston, «M’on the Black Horsehair Sofa», 1921. © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents / Edward Weston, Adagp, Paris, 2025. Courtesy Wilson Centre for Photography

Non ci sono trucchi né artifici: la precisione è totale e la sensualità emerge dalle curve e dai dettagli. I celebri poivrons o shells oscillano tra sensualità e geometria, tra scultura e natura, mentre i nudi di Charis Wilson, che diventerà moglie di Weston, incarnano un equilibrio perfetto tra forma e luce, tra spazio e corpo. Ogni immagine è una meditazione sulla bellezza dell’ordinario e sulla tensione tra natura e arte, come se il mondo si fosse fatto improvvisamente più intenso.

Il percorso continua con i paesaggi della California: Point Lobos, Big Sur, Death Valley. Qui Weston diventa architetto del reale: rocce, dune e alberi si dispongono secondo geometrie naturali, un ordine che anticipa la modernità senza mai rinunciare alla spontaneità della vita osservata. I paesaggi dialogano con i nudi e le nature morte, creando un coro visivo dove ogni elemento risponde all’altro, in un equilibrio sottile e sorprendente.

L’esposizione non si limita a celebrare Weston: contestualizza la sua opera, mostrando i confronti con i pictorialisti e i modernisti contemporanei come Stieglitz, Steichen, Lange e Mather. Qui emerge la volontà di Weston di distaccarsi dai codici romantici, senza mai diventare dogmatico, perseguendo piuttosto un percorso di continua sperimentazione, fatto di studio, ripetizione e audacia formale.

I momenti iconici della mostra, «M on the Black Horsehair Sofa» (1921) e «Tina Modotti (Nude in Studio)» (1922), illustrano con immediatezza questa trasformazione: un anno e due visioni opposte, tra flou allegorico e nitidezza radicale. Weston trasforma la realtà, la scava fino all’essenza, fino a farla brillare con un rigore che sembra ironico eppure commovente, elegante eppure rivoluzionario.

Nelle ultime sezioni, le fotografie dalla sua casa di Carmel mostrano un Weston più maturo, alle prese con famiglia e amici, con l’umorismo discreto che attraversa i ritratti e le composizioni domestiche. Persino quando la malattia limita i movimenti, lo sguardo resta acuto, pronto a cogliere la forma nascosta nella quotidianità.

«Modernité révélée» è più di una retrospettiva: è un invito a guardare il mondo con occhi diversi, a cercare la poesia nelle curve di un oggetto banale, a considerare ogni luce e ogni ombra come un atto creativo. Edward Weston a Parigi non si limita a mostrarsi: provoca, ispira, ci obbliga a meravigliarci, ricordandoci che la modernità è sempre una questione di sguardo, e che il genio può nascondersi in un peperone o in una conchiglia.

Edward Weston, «Charis, Santa Monica (Nude in doorway)», 1936. © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents / Edward Weston, Adagp, Paris, 2025. Courtesy Wilson Centre for Photography

Edward Weston, «Shells», 1927. © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents / Edward Weston, Adagp, Paris, 2025. Courtesy Wilson Centre for Photography

Germano D’Acquisto, 11 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Parigi la «Modernité révélée» di Edward Weston | Germano D’Acquisto

A Parigi la «Modernité révélée» di Edward Weston | Germano D’Acquisto