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Una veduta della sala «I carusi» della Gam-Galleria d’Arte Moderna Empedocle Restivo di Palermo

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Una veduta della sala «I carusi» della Gam-Galleria d’Arte Moderna Empedocle Restivo di Palermo

A Palermo la pittura verista di Onofrio Tomaselli

A centovent’anni dalla realizzazione della monumentale tela «I carusi», la Gam celebra il Realismo sociale nella pittura siciliana dal tardo ’800 alla metà degli anni Cinquanta del ’900

Una mostra alla Gam-Galleria d’Arte Moderna Empedocle Restivo di Palermo dal titolo «Onofrio Tomaselli. Pittore nella Sicilia verista», dal 13 giugno al 7 settembre, indaga la figura dell’artista siciliano (Bagheria, 1866-Palermo,1956) allievo a Napoli di Domenico Morelli, la cui opera più nota, la monumentale tela «I carusi» (1905 ca) è conservata nel museo. A 120 anni dalla sua realizzazione, il dipinto dal soggetto verista, che ritrae la drammatica situazione lavorativa dei minori impiegati fino agli anni Cinquanta nelle miniere siciliane di zolfo, ha mantenuto inalterata la carica di denuncia sociale. Il filone principale indagato in mostra è quello del Realismo sociale nella pittura siciliana tardo ottocentesca e fino alla metà degli anni Cinquanta, attraverso le opere di Tomaselli, ma anche di altri autori come Antonino Gandolfo, Filippo Liardo, Luigi Di Giovanni, Antonino Leto e Alessandro Abate, presenti in mostra con opere provenienti dalle collezioni del Museo civico del Castello Ursino di Catania e dal comune di Leonforte. Tra di esse di particolare rilievo è «Le pazze» di Natale Attanasio, altro allievo a Napoli di Morelli, presente con questo dipinto all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, dove vinse la medaglia d’oro. 

Interessante il salto temporale con cui lo stesso tema sociale dell’opera di Tomaselli ritorna nella produzione di un artista contemporaneo come Renato Guttuso, con «Zolfatarello ferito» del 1952, opera proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. A questo proposito, è interessante notare, come già evidenziato nella grande retrospettiva dedicata a Tomaselli nel 1987 a Bagheria, questo legame con Guttuso, che di Tomaselli era stato allievo. Alcune sezioni della mostra espongono i paesaggi e i ritratti realizzati nei primi decenni del ’900; oltre alle opere di committenza ecclesiastica, che lo avevano impegnato nella realizzazione di cicli di affreschi, come quello di Palazzo Landolina di Torrebruna (1902-03). Una sezione documentaria espone gli oggetti utilizzati dai minatori (lampade, caschetti, maschere antigas, respiratori) oltre a fotografie d’epoca provenienti dal Comune di Caltanissetta e dal Museo etnografico interattivo della Miniera del Comune di Serradifalco. 

La mostra è diffusa anche in altre sedi, come il Museo Regionale Riso, dov’è esposto il progetto di Igor Grubić «Angels with Dirty Faces», con un video e alcune fotografie dell’artista croato dedicate al tema delle miniere, che traggono ispirazione dalla storica protesta dei minatori di Kolubara (2000). Alla Gam il percorso espositivo si conclude con «Sufru (zolfo)», l’installazione interattiva di Fabio Tomaselli Paolizzo, erede dell’artista e ricercatore, il cui lavoro si colloca all’intersezione tra Arte, Informatica e Scienze cognitive. La mostra diffusa invita alla scoperta di alcuni luoghi minerari, come il Cimitero dei Carusi a Caltanissetta, degli affreschi nelle chiese o di altre opere conservate nei musei di Villa Zito a Palermo e il Museo Guttuso a Bagheria. La mostra, curata da Daniela Brignone, è prodotta e organizzata dall’Associazione I-design, con il contributo dell’Assessorato regionale al Turismo e di Agos spa.

Onofrio Tomaselli «Mandorli in fiore», 1910, Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica

Giusi Diana, 13 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

A Palermo la pittura verista di Onofrio Tomaselli | Giusi Diana

A Palermo la pittura verista di Onofrio Tomaselli | Giusi Diana