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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoli«Il nome del fiume Adda, il fiume di Lodi – afferma Andrea Mariconti – deriva dal celtico abda, ossia ‘acqua che scorre impetuosa’. E lo scorrere inarrestabile del tempo è da sempre stato accostato a quello di un fiume. Ma cosa accade se proviamo a risalire, se non ad arginare la corrente? In che modo l’arte può diventare una forma di strumento archeologico capace di fare della città un campo di risonanza della storia e del suo essere contemporanea?».
Da questi presupposti prende avvio la mostra «Atlas Abda», personale di Andrea Mariconti (Lodi, 1978) e curata da Alessandro Beltrami. Un progetto diffuso che dal 10 maggio al 29 giugno 2025 coinvolgerà alcuni luoghi monumentali e ambienti storici poco conosciuti della città di Lodi.
In particolare, una serie di opere recenti dell’artista, sculture e dipinti, tra cui alcuni lavori site specific, animeranno e reinterpreteranno gli ambienti barocchi della Biblioteca Laudense, le sale della collezione anatomica “Paolo Gorini” (celebre per le preparazioni anatomiche prodotte dallo scienziato tra il 1842 e il 1881) e dell’Ospedale Maggiore, la chiesa rococò e il coro quattrocentesco di Santa Chiara Nuova, il rinascimentale Chiostro di San Cristoforo mentre lo spazio ipogeo della sala delle colonne dell’ex monastero di San Domenico è riletto attraverso l’immagine e il suono.
«All’interno della mostra – spiega il curatore Alessandro Beltrami – si possono rintracciare alcuni temi portanti fondamentali, dal rapporto dell’uomo con il tempo e le sue forme possibili, al fiume come atlante e corpo della città e del territorio. È il senso del nostro rapporto con la storia, non necessariamente remota, chiamato continuamente a rimodellarsi. Non si tratta semplicemente di collocare opere d’arte in luoghi affascinanti e che meritano di essere scoperti, ma di suggerire un nuovo sguardo, nuove interpretazioni di quanto pensavamo fosse conosciuto. È d’altronde questo il compito della pratica archeologica: scavare per riscrivere il presente».
Motore ideale del progetto è infatti un’idea sperimentale di “archeologia sonora”, attraverso cui Mariconti farà risuonare le sue sculture come veri e propri strumenti musicali. Performance che saranno poi disponibili per l’ascolto attraverso QR code disseminati lungo il percorso espositivo.
Inoltre, tutte le cinque sculture di «Naeuma-Antimatter» saranno protagoniste di una grande performance sabato 10 maggio alle ore 20.00, in occasione dell’opening della mostra, nel complesso della chiesa di Santa Chiara Nuova, per essere poi ridisseminate nei diversi siti della mostra.