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Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoliÈ aperta fino al 20 settembre al Museo Greco-Romano di Alessandria d’Egitto la mostra «Geografia e Mistero», una doppia personale con le opere fotografiche di Marina Ballo Charmet e Stefano Cagol. Il progetto espositivo curato da Alessandro Castiglioni è allestito nell’istituzione museale che misura oltre 5mila metri quadrati, istituita nel 1891 dall’egittologo italiano Giuseppe Botti e riaperta al pubblico a fine 2023 dopo quasi vent’anni di restauri. La geografia è scelta dal curatore come metafora per esprimere l’attenzione verso ciò che ci circonda. «Non vi è solo un discorso di rappresentazione e documentazione: la pratica geografica è consapevolezza del mondo, sinonimo di conoscenza. Un atto di scoperta e di amore». La presenza del termine mistero nel titolo assume sottolinea l’indispensabile atteggiamento di umiltà che l’essere umano deve avere. «Non stiamo parlando di una geografia positivistica e assertiva, ma dei limiti della capacità di conoscere e non conoscere, dello stupore di fronte alla storia, alla natura, al visibile e all’invisibile».

Il Museo Greco Romano dio Alessandria d’Egitto © MoTA-2
Di Marina Ballo Charmet, che nella sua carriera ha esposto alla Triennale a Milano, al MAXXI e al Fotomuseum di Winterthur, presenta una decina di stampe a colori su carta baritata. Sono della serie Nel Peloponneso (2012-2013), opere in cui le rovine dell’antica Grecia divengono un elemento ordinario del paesaggio e sono integrate con la natura. Altre sono della serie Le ore blu (Giudecca) del 2017, e hanno al proprio centro l’elemento dell’acqua, qui la presenza antropica della città si riduce a una linea sottile, a una cornice.
Stefano Cagol, che ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2011, 2013 e 2022, a NOOR Ryiadh 2024 e due volte alla OFF Cairo Biennale, propone in questa nuova mostra al Museo Greco-Romano opere in dialogo con una vasta sala contornata di alte finestre affacciate sulla città. Questi elementi architettonici diventano per l’occasione light box di grande formato, alimentati da una fonte luminosa naturale: la luce assolata della grande metropoli mediterranea. Le sei immagini stampate su pellicola adesiva campeggiano sulle grandi vetrate creando uno slittamento geografico prodotto da iceberg e paesaggi ghiacciati della Groenlandia, dove l’artista è stato nei due anni scorsi durante un viaggio ai quattro angoli del pianeta partito dal deserto egiziano e intitolato «We Are the Flood», Noi siamo il diluvio. L’unica figura umana è Cagol che incendia bombolette spray in una sorta di esorcismo agli atteggiamenti dell’essere umano.
Il progetto è realizzato dall’Istituto Italiano di Cultura al Cairo con il supporto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero Italiano della Cultura e in collaborazione con Art Art d’Égypte all’interno del loro programma di dialogo culturale Tales of Two Cities.