Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliFirenze. Apre il 4 marzo agli Uffizi la mostra «Andy Warhol fotografato da Aurelio Amendola. New York 1977 e 1986», composta da 10 fotografie a colori e due in bianco e nero, tutte di grande formato, e corredata da un catalogo con testi di Walter Guadagnini e Antonio Natali edito da Fmr.
Il fotografo pistoiese (1938), con grande umiltà ma anche con la maestria di chi, avendo raggiunto già fama internazionale, è avezzo a tali confronti, fa posare Warhol in due momenti della sua carriera, a distanza di una decina d’anni l’uno dall’altro. Le immagini sono accomunate da una fissità imperturbabile, senza scatti psicologici (Andy resta immoto perfino quando porta all’orecchio la cornetta del telefono e la bocca si schiude) ponendo, come osserva Natali, «il suo volto nel novero delle icone seriali» da lui create e, al pari di esse, «le sue sembianze promanano l’inquietudine d’un riposto mal di vivere». La fissità imperturbabile di quei volti lascia tuttavia trapelare lo scorrere del tempo, non solo nei tratti, col volto più segnato dalla malattia, ma nello sguardo stesso, prima quasi annoiato, di artista consapevole del proprio ruolo, poi più malinconico, anzi quasi tragico, come nello scatto che risale a pochi mesi prima della morte.
Amendola cita in quella fotografia l’«Autoritratto» di Warhol del 1967, ma alcuni piccoli indizi rendono quell’immagine profondamente diversa dall’opera giovanile. Ed è proprio questa la foto, donata da Amendola, che rimarrà agli Uffizi, incrementando, come sottolinea Eike Schmidt, la sezione delle opere del XX secolo, ma anche il nucleo di ritratti di artisti ad opera di altri artisti, strettamente connesso alla celebre antica collezione degli autoritratti della Galleria: un’immagine in bianco e nero, fortemente contrastata, dove il volto di Warhol è per metà totalmente in ombra.
Natali, autore della scelta dell’opera donata, si augura che la collezione degli Uffizi possa arricchirsi anche di un altro eloquente scatto, quello del telefono prima citato, dove riflessa. nello specchio, s'intravede anche la sagoma di Amendola, a siglare appunto memoria delle fattezze di entrambi, terse quelle del protagonista e velate quelle del fotografo. La mostra rimarrà aperta fino al 10 aprile.

Andy Warhol fotografato da Aurelio Amendola. Foto © Aurelio Amendola
Altri articoli dell'autore
La Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze ha riunito circa 150 opere provenienti da oltre 60 tra musei e collezioni private riuscendo a «ricomporre pale smembrate dall’epoca napoleonica grazie a prestiti eccezionali»
Mentre a fine settembre inaugura la grande mostra su Beato Angelico, il direttore generale del museo fiorentino anticipa in esclusiva a «Il Giornale dell’Arte» l’esposizione che la prossima primavera sarà dedicata al rapporto dell’artista americano con la città
Resta l’amarezza di notare che Firenze, a differenza di altre città europee, pur avendo vantato nel Rinascimento un primato nell’architettura, non abbia oggi una visione complessiva della contemporaneità
Il restauro ha riportato in luce sotto una ridipintura scura i vivaci colori di una delle icone più celebri e venerate nel Medioevo in quanto ritenuta il ritratto di Cristo, da oltre mille anni nella Cattedrale di Lucca