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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliVenezia. È trascorso un anno dalla morte di Giancarlo Ligabue (Venezia, 30 ottobre 1931- 25 gennaio 2015), uomo d’affari, esploratore e paleontologo ma anche presidente del Museo di storia naturale di Venezia e console di Svezia, e la famiglia lo ricorda dando vita alla nuova Fondazione Giancarlo Ligabue dotata di un comitato scientifico al quale hanno aderito studiosi di tutto il mondo.
Il nuovo ente, voluto dal figlio Inti Ligabue, nasce in collaborazione con istituzioni locali e internazionali, nel segno della continuità con i quarantatrè anni di vita del Centro Ligabue con il quale l’imprenditore finanziò 130 spedizioni in tutto il mondo.
La Fondazione è presieduta da Inti Ligabue (altri consiglieri Massimo Casarin e Alessandro Danesin), affiancato da un comitato scientifico composto da Donald Johanson (paleontologo e scopritore dell’ominide «Lucy»), l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, Federico Kauffmann Doig (direttore dell’istituto di Archeologia Amazzonica a Lima, Perù), Philippe Taquet (presidente dell’Accademia delle Scienze di Francia), Arman Beisenov (Direttore dell’Istituto di Storia e Archeologia Begazy-Tasmola ad Almaty, Kazakhstan), Carl Lamberg-Karlovsky dell’Harvard University, Cambridge, Pietro Marani (professore Ordinario di Storia dell’Arte Moderna al Politecnico di Milano), Davide Domenici (antropologo e archeologo dell’Università di Bologna), Luisa Cogliati-Arano (storica dell'arte), Fabrizio Bizzarini (paleontologo), André Delpuech (curatore delle Collezioni americane al Musée du quai Branly, Parigi), Giandomenico Romanelli (già direttore dei Musei Civici di Venezia) e Mila Tommaseo (antropologa).
«La Fondazione, spiega Inti Ligabue, fa riferimento alla figura e alle attività svolte da mio padre e nasce dall’affetto prima di tutto, ma anche dalla forte responsabilità che sento nei confronti di quel patrimonio di opere, documentazioni e valori che mio padre ha lasciato».
Alcune opere d’arte precolombiana dalla collezione Ligabue sono intanto esposte fino al 6 marzo al Museo Archeologico Nazionale di Firenze nella mostra «Il Mondo che non c’era».
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