Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Utopiche visioni

Mariella Rossi

Leggi i suoi articoli

Oscilla tra progetti visionari e architetture reali la mostra «La città utopica. Dalla metropoli futurista all’Eur 42 (1911-41)», visitabile sino al 25 settembre nella Casa d’Arte Futurista Depero, seconda sede del Mart. Curata da Nicoletta Boschiero, s’inserisce nelle celebrazioni per i 500 anni della pubblicazione di «Utopia» di Tommaso Moro.

Sono esposti disegni, progetti e documenti provenienti dalle collezioni del Mart, dal Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, dall’Ordine degli architetti di Bologna, dall’Archivio Luigi Saccenti e dall’Archivio Quirino De Giorgio di Vigonza. Nel percorso la città si caratterizza come il simbolo della modernità e l’architettura come l’espressione di una nuova visione del mondo nell’Italia dei primi decenni del Novecento. La metropoli visionaria per antonomasia è quella immaginata dall’architetto futurista Antonio Sant’Elia (1888-1916), caratterizzata da interconnessioni tra i vari edifici e da uno sviluppo verticale, rimasta, però, sulla carta.

Tra i progetti portati a termine vi sono invece quelli di Angiolo Mazzoni e di Adalberto Libera, due note figure dell’architettura razionalista che hanno lasciato testimonianze importanti anche in Trentino. Le loro realizzazioni sono documentate, tra l’altro, da fotografie conservate nell’Archivio del ’900 del Mart facenti parte del Fondo Libera e del Fondo Mazzoni.

Degne di nota sono anche dodici opere di Tullio Crali e Quirino De Giorgio, tavole scenotecniche che riassumono in modo esemplare le convinzioni futuriste. Di Crali figurano inoltre lavori su carta (a tempera, china, china acquarellata e acquarello) dei primi anni Trenta e l’olio su tela «Risveglio di metropoli» (tutti della collezione del Mart), e di De Giorgio opere coeve a matita su carta e l’eliocopia «Padova. Piazza Insurrezione» del 1946.

Mariella Rossi, 15 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

«Lavorare in un luogo dove le persone si conoscono è stato molto stimolante, perché si diventa il pretesto attraverso cui anche chi già ha legami può riscrivere in qualche modo il proprio ruolo nella comunità e sperimentare forme diverse di stare insieme», racconta l’artista

Le opere presenti nell’istituzione svizzera includono anche fotografie e videoinstallazioni e in molti casi sono state ideate appositamente per la mostra

Kandinsky, Klee, Werefkin e altri in mostra (gratuita) a Lugano per celebrare due lustri di passione per l’arte e il collezionismo

In questa visione sistemica il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona è un esempio riuscito di dialogo tra identità storica e proiezione internazionale. Ce ne parla la direttrice Mara Folini

Utopiche visioni | Mariella Rossi

Utopiche visioni | Mariella Rossi