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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliÈ emersa da due metri di terra, ed è uno dei ritrovamenti archeologici più stupefacenti degli ultimi anni a Roma e dintorni. È una statua a grandezza naturale, priva di testa e parte delle braccia, raffigurante, come rivela la pelle di cerbiatto (nebride) che l’avvolge, un’adepta bacchica. L’artista che l’ha scolpita, tra la metà del I secolo a.C. e la metà del II d.C., ha inteso sfidare l’effetto stratificato di esili tessuti su morbida pelle. La sequenza plastica, partendo dall’esterno, procede dal mantello, arriva alla nebride e poi al chitone, culminando nell’epidermide delicata e palpitante, esaltata dall’effetto bagnato, tra virtuosistiche pieghe e minuti dettagli.
A scoprire il capolavoro, questa estate, sulla collina dove sorgeva l’antica Tusculum, a 30 km da Roma, sono stati archeologi iberici della Scuola Spagnola di Storia dell’arte, che hanno condotto, a partire dal 1994, 26 campagne di scavo sul sito. Il tutto coadiuvato dalla Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, dal 1984 ente proprietario e gestore dell’area, in regime di concessione di scavo da parte del Ministero della Cultura, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti.
La seguace di Dioniso adornava gli ambienti termali di periodo adrianeo (117-138 d.C.), forniti di regolare «praefurnium», di sale riscaldate a ipocausto, con i pilastrini delle «suspensurae», e pareti percorse da tubuli in cotto. La preziosità di mosaici e della scultura ora ritrovata, raccontano di un centro urbano di grande rilevanza, all’interno della geografia politica della romanità. Tusculum sorse infatti ancor prima di Roma, nel XV secolo a.C., e, sviluppandosi, si sarebbe potuta trasformare nella dominatrice del mondo al posto di Roma, se non fosse che fu quest’ultima a sottometterla nel 496 a.C., all’indomani della nascita del governo repubblicano e delle guerre con i popoli latini del circondario, tra cui la potente Tusculum.
Nei secoli la città divenne residenza estiva prediletta di imperatori, senatori e letterati, tra cui Cicerone, che nel 45 a.C., vi compose le Tusculanae disputationes, il suo testo più filosofico. Il Medioevo obliterò il centro, che venne addirittura distrutto nel 1191 dal governo pontificio, per essersi precedentemente alleato con l’invasore, l’imperatore Federico Barbarossa. Il tempo la ricoprì di una fitta boscaglia, l’archeologia la sta resuscitando.

La statua scoperta la scorsa estate a Tusculum
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