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Uno dei giganteschi cavalli che compongono l'opera «Lapidarium» di Gustavo Aceves
Un esercito di giganteschi cavalli invade Roma
Dall'Arco di Costantino al Colosseo dai Fori ai Mercati di Traiano, l'opera del messicano Aceves è un monumento ai migranti di tutti i tempi
Tina Lepri
Leggi i suoi articoliRoma. Dal 15 settembre al 7 gennaio Roma sarà invasa da un’opera monumentale dell’artista messicano Gustavo Aceves: un esercito di 40 giganteschi cavalli in bronzo, marmo, ferro, legno e granito a rappresentare l’antica e inarrestabile migrazione dell’uomo. Ogni singola scultura, alta dai 3 agli 8 metri, simboleggia un momento di questa particolare diaspora.
Intitolata «Lapidarium. In attesa dei barbari», l'opera si snoderà in un lungo percorso che inizia dall’Arco di Costantino, «invaderà» il Colosseo e parte dei Fori Imperiali, «galoppando» infine verso i Mercati di Traiano.
«Lapidarium» è un racconto di sofferenze, l’affermazione del dramma di chi è costretto alla fuga per sopravvivere, per esistere; è la lettura, in chiave contemporanea, dell’emigrazione, tra rifiuti, violenze e soprusi. Una storia che si ripete nei secoli.
L’anteprima dell’opera del 59enne artista messicano è avvenuta nel 2014 a Pietrasanta, dove Aceves risiede, ed è stata poi presentata a Berlino presso la Porta di Brandeburgo nel 2015. Dopo Roma la mostra, curata da Francesco Buranelli, ex direttore dei Musei Vaticani, raggiungerà Istanbul, Parigi e, nel 2017, Venezia, aumentando di volta in volta il numero delle sculture. Il viaggio si concluderà a Città del Messico nel 2018.
Uno dei giganteschi cavalli che compongono l'opera «Lapidarium» di Gustavo Aceves
Uno dei giganteschi cavalli che compongono l'opera «Lapidarium» di Gustavo Aceves
Tina Lepri, 13 settembre 2016 | © Riproduzione riservata
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