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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliAlla critica attivista Lucy Lippard, nel 1975, l’artista Ketty La Rocca confessava che «fare in Italia il lavoro di artista è di una difficoltà indescrivibile»: infatti nella mostra «Altra misura. Arte fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta», da Frittelli Arte Contemporanea fino all’8 marzo, la curatrice Raffaella Perna presenta il lavoro di undici artiste italiane che si sono espresse, tramite la fotografia o il collage, esplorando i nessi tra corpo e identità femminile, ma che sono state poi in gran parte dimenticate rispetto ad altri colleghi dell’altro sesso.
Circa un centinaio di opere per apprezzare, oltre alla citata La Rocca, Bianca Menna che assume lo pseudonimo di Tomaso Binga e nel suo «Oggi spose» sottolinea come la donna perda la propria identità nel matrimonio, e Paola Mattioli, ma anche Nicole Gravier, Lisetta Carmi, Diane Bond, Lucia Marcucci, Libera Mazzoleni, Vertia Monselles, Anna Oberto e Cloti Ricciardi.
La mostra nasce dal libro della Perna Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta (pubblicato da Postmediabooks nel 2013), «uno scavo importante per selezionare lavori rispetto al problema della marginalità, alcuni dei quali di contenuto più esplicitamente politico, ma sempre espressi con un linguaggio identitario, come all’estero fa, ad esempio, Martha Rosler», spiega l’autrice.
Il titolo dell’attuale rassegna, «Altra misura», è invece un omaggio all’omonima mostra del 1976, a Falconara, curata da Romana Loda, che sottolineava l’impegno di chi, fuori dai riflettori, si batteva per la sperimentazione femminile.
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