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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliMichelangelo e la Sistina, volume curato da Costanza Barbieri e Lucina Vattuone (atti del convegno, Università Europea di Roma, 2013), raccoglie saggi che analizzano, come dichiara il sottotitolo, il rapporto tra «arte ed esegesi biblica» sotteso agli affreschi michelangioleschi della Cappella Magna. Ciascuna complessa iconografia risponde difatti a un preciso significato teologico e dottrinale: gioachimismo, francescanesimo, neoplatonismo si fondono nel racconto per immagini intessuto da Michelangelo, nel «cui vasto clamore c’è il destino di tutti e di ognuno», come scrive Antonio Paolucci.
Maurizio Calvesi esamina la Volta nella sua profonda correlazione con gli affreschi quattrocenteschi, mentre Silvia Danesi Squarzina interpreta la loro lettura della Bibbia come «storia dell’umanità e profezia del presente». Se Heinrich W. Pfeiffer ne ricerca le molteplici fonti dottrinali, per Timothy Verdon la «potestas clavium» è il fulcro della composizione. Costanza Barbieri considera l’aspetto mascolino delle figure femminili alla luce della teologia agostiniana, mentre Gianluigi Colalucci analizza aspetti tecnici dell’affresco michelangiolesco, la cui fortuna mediatica è oggetto del saggio di Lucina Vattuone.
Chiude il volume un’appendice dedicata al «Ritratto di Michelangelo» (Amburgo, collezione privata), olio su tavola dalla discussa attribuzione che Costanza Barbieri riferisce ora, sulla scorta di dati documentali e stilistici, a Sebastiano del Piombo. Le analisi diagnostiche non invasive del dipinto, inoltre, hanno rivelato, al di sotto del primo strato pittorico, una «Madonna» di Andrea del Sarto. L’opera, con il suo quadro nascosto nel quadro, è ora in mostra alla National Gallery di Londra, nell’esposizione «Michelangelo e Sebastiano».
Michelangelo e la Sistina. L'arte e l'esegesi biblica, a cura di Costanza Barbieri e Lucina Vattuone, 160 pp., ill., Gangemi, Roma, 2017, € 25,00
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La copertina del volume

Sebastiano del Piombo (attr.), «Michelangelo che mostra i suoi disegni», collezione privata, Amburgo
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