Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliAprono il 12 gennaio (sino al 24 febbraio), alla Galleria Alfonso Artiaco le personali di Sol LeWitt e di Michael Venezia che propongono, nella condivisione dell’approccio metodologico, due diverse soluzioni di ricerca, entrambe finalizzate alla rigorosa riflessione sull’arte e sulle sue strutture linguistiche.
Nel percorso le gouache su carta di Sol LeWitt (Hartford, 1928-New York, 2007), eseguite tra il 1998 e il 2005, denunciano un approfondimento della tecnica pittorica, già avviato dall’artista dagli anni ’80, l’adozione di forme astratte, di pennellate libere e fluide e un’inedita attenzione ai piani spaziali. Infatti, le «Horizontal Lines» e le «Irregular Forms» sono strutture combinatorie di linee, forme, colori e volumi che restituiscono, da un lato, attraverso la sovrapposizione di linee sul foglio, una percezione spaziale tridimensionale, dall’altro, adottando tonalità cromatiche contrastanti, l’emergere di forme irregolari che appaiono aggettanti rispetto al piano. Sol LeWitt realizza in questi lavori una sintesi tra percezione e realtà, tra idea e visione.
«Venezia a Napoli», prima personale di Michael Venezia (1935, Brooklyn) da Artiaco, raccoglie invece alcune opere della serie «Block Painting». Venezia, contribuendo dagli anni ’60 alle ricerche minimaliste in ambito newyorkese, sperimenta la riduzione della pittura ai suoi elementi fondamentali e l’eliminazione della gestualità (utilizzo della pittura a spray) per poi recuperare alla metà degli anni ’80 la dimensione pittorica attraverso barre (bars) e blocchi (blocks) di legno su cui stende il colore. Con moduli di legno di lunghezza standard e variabile l’autore compone installazioni cromatiche che, in questo caso, intendono omaggiare Giotto, Cimabue e la pittura medievale in Umbria, terra dove per caso, circa trent’anni fa, ebbe inizio tale sperimentazione.
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