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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliFrancesco Borromini, l’architetto che attraverso le grandi invenzioni del linguaggio barocco ha saputo trasformare lo spazio urbano, in primis, della città capitolina, muore a Roma nell’agosto 1667. Per ricordare i 350 anni della scomparsa, i Musei Vaticani, l’Accademia Nazionale di San Luca, la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma La Sapienza, l’Accademia di Belle Arti di Roma e il MaXXI hanno elaborato un programma di iniziative che, avviato a dicembre, si protrarrà nel 2018.
Su impulso di Paolo Portoghesi, architetto e saggista che a Borromini ha dedicato pagine fondamentali della storia dell’arte e dell’architettura, le celebrazioni hanno visto, nel mese di dicembre, un convegno internazionale di studi nelle tre sedi dell’Accademia di San Luca, della Facoltà di Architettura della Sapienza e dei Musei Vaticani, la cui Pinacoteca ospita inoltre, sino al 5 gennaio, una mostra sui disegni borrominiani conservati presso la Biblioteca Vaticana.
Sino al mese di marzo, organizzate dalla Facoltà di Architettura della Sapienza, si terranno visite, lezioni e letture sulle architetture più rappresentative di Borromini a Roma, mentre un concorso fotografico, riservato agli studenti e organizzato da Accademia di Belle Arti e Sapienza, in collaborazione con l’Istituto Svizzero, si terrà dopo l’estate.
L’ultimo appuntamento sarà in marzo alla Facoltà di Architettura dell’ateneo capitolino e al MaXXI, che accoglieranno una serie di conferenze di alcuni fra i principali protagonisti dell’architettura contemporanea internazionale, tra cui Mario Botta, Luca Zevi, Arata Isozaki e Frank O. Gehry: tema sarà l’architettura di Borromini, nelle parole di Portoghesi, «gioiosa ed eternamente inquieta», letta alla luce della sua inesauribile attualità.

La chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza a Roma, opera di Francesco Borromini
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