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Monica Poggi
Leggi i suoi articoliA partire dalla fine degli anni ’70, Kenro Izu, fotografo giapponese che vive negli Stati Uniti da ormai quarant’anni, inizia a fotografare i principali luoghi sacri delle grandi civiltà antiche. Le piramidi d’Egitto, i templi cambogiani, il sito di Stonehenge, sono alcuni dei soggetti della serie «Sacred Places», alla quale Izu si è dedicato per tutta la carriera.
Fin da questo primo progetto emerge un forte interesse nei confronti della dimensione spirituale della vita, che contraddistingue tutto il suo percorso artistico. Anche nelle opere della serie «Still Life», esposte nella mostra «Seduction» allo Spazio Damiani dal 22 marzo al 31 luglio, questo aspetto è presente. Qui l’attenzione è rivolta a fiori, frutta e corpi, dotati di un’intrinseca essenza spirituale, a cui si aggiunge una forte carica seduttiva, in un fine equilibrio fra orizzonte metafisico e fisicità terrena.
La sinuosità delle forme ritratte emerge da ombre avvolgenti che delineano i contorni e conferiscono ai soggetti una carica erotica inedita, espressione di uno sguardo saldamente ancorato nella tradizione giapponese, che attribuisce all’assenza e al buio un valore fondamentalmente positivo. L’eleganza degli scatti viene tradotta anche nella stampa delle opere, realizzata nella maggior parte dei casi con la tecnica del palladio, uno dei più raffinati procedimenti per la resa del bianco e nero.
In mostra anche due cianotipie al platino, tecnica inventata da Izu stesso, che dà come risultato una stampa caratterizzata dal viraggio ceruleo e dalle ombre profonde, omaggio dell’artista al «periodo blu» di Picasso.

«Still Life #1015B, Blue» (particolare), 2004, di Kenro Azu. © Kenro Izu
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