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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliOctave Mirbeau aveva una visione viscerale della cultura, come agone, campo di battaglia. Le sue recensioni, di letteratura e teatro, lasciavano il segno, talvolta determinavano la fortuna di un autore, come accadde al giovane Maurice Maeterlinck con il suo dramma simbolista La principessa Maleine, che lo scrittore paragonò a Shakespeare. Non meno radicale era la visione per l’autore de Il diario di una cameriera, quando si trattava di produzione artistica, che seguiva tra i Salons, perlopiù deprecati, come termometro del gusto borghese più tremendamente decorativo, e i momenti più apprezzati delle esposizioni degli Indépendants.
Castelvecchi manda ora in libreria una silloge dei suoi articoli, in cui si dichiarano esplicitamente odii e passioni. Feroce (e molto divertente) è il pezzo in morte di Hans Makart, pittore-funzionario, pianto a Vienna da una élite filistea, dai gusti per l’arredamento sontuoso e per le stanze imponenti. Segue invece con attenzione affettuosa gli impressionisti, spesso derisi sulla stampa, e, scrivendo di Monet, si interroga amaramente: «Che si penserà di noi, più tardi, quando si dirà di tutti coloro che furono grandi artisti, e recarono alla posterità la gloria di questa metà di secolo, sono stati insultati, vilipesi o peggio ancora, derisi?». Specialmente egli si trova in sintonia con Degas, che sdegna i Salons per non ritrovarsi in pessima compagnia, ma infine l’artista con cui trova, immediatamente, una rispondenza profonda, è Puvis de Chavannes, che «vive nel sogno puro, il sogno astratto e incantevole in cui l’umanità trascolora e si volatilizza».
Passioni e anatemi. Cronache d’arte, di Octave Mirbeau, traduzione di Massimo De Pascale, 94 pp., Castelvecchi, Roma 2017, € 12,50

La copertina del volume
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