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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliQuesto mese le Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini presentano gli esiti del restauro del «Cristo e la Cananea» di Mattia Preti. Commissionato da Marcantonio V Colonna, l’olio su tela fu dipinto dal pittore nel 1646-47 e costituisce un prezioso documento del periodo romano dell’artista calabrese.
Di collezione privata ma già esposta lo scorso anno in Palazzo Barberini, l’opera è ora al centro della mostra «La Cananea restaurata. Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti», a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa.
Dal 13 novembre al 2 maggio sono messe a confronto opere realizzate autonomamente o a quattro mani dai fratelli Preti, come l’«Allegoria dei cinque sensi» della Collezione Barberini e le due tele inedite di Gregorio Preti «Sant’Orsola» e «Le nozze di Cana», entrambe provenienti dal Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima.
Il restauro di «Cristo e la Cananea», eseguito dal laboratorio delle Gallerie Nazionali, ha restituito alla tela le antiche cromie, alterate dall’imbrunimento degli strati sovrammessi.
La superficie pittorica era infatti assai offuscata da interventi di restauro effettuati nel corso dei secoli. Ridipinture, ritocchi, fori e lacerazioni ne avevano inoltre compromesso lo stato di conservazione. I restauratori sono intervenuti anche sul supporto e sulla struttura di sostegno, sottoponendo il dipinto a una nuova foderatura.
Ora, eliminato lo strato di vernice ingiallita e bruna che velava le tonalità originali, è possibile cogliere appieno, ad esempio nelle eleganti stoffe dell’abito della Cananea, il venetismo di Mattia Preti che rielabora con originalità i modelli pittorici di Tintoretto e Veronese.

«Cristo e la Cananea» di Mattia Preti (particolare) al termine della pulitura prima della reintegrazione pittorica
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