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Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliPerché tanta indignazione sui muri d’Europa (che poi muri non sono ma solo reti metalliche)? Ogni Paese ne sta tirando su uno in casa propria, in Macedonia, in Bulgaria, in Ungheria, in Austria o a Calais e nessuno ricorda altri grandi muri di cemento armato, «inabbattibili», che gli israeliani hanno costruito in Palestina...
Sarà come dice Roger Waters (bassista e cantante dei Pink Floyd), il quale in visita a Betlemme ha dichiarato che le celebrities americane «si cacano sotto» (letteralmente) piuttosto che criticare questa politica di Israele, per paura delle ritorsioni sul lavoro delle onnipotenti case produttrici ebraiche dello star system americano (vedi la vicenda di Mel Gibson con il suo film «Passion»)?
Di fatto pochissimi media raccontano che a Betlemme gli israeliani stanno ultimando un enorme muro nella valle di Cremisan contro tutte le proteste, non solo dei palestinesi ma anche quelle delle comunità cristiane che in quei luoghi vivono e nei quali preservano numerosi e antichi conventi. Il muro per la gente del posto diventa l’appuntamento quotidiano con l’umiliazione e la perdita dei terreni di proprietà che vengono espropriati dalle autorità israeliane. Per costruire questo muro nella valle di Cremisan sono stati sradicati centinaia di ulivi secolari (spesso unica risorsa delle famiglie della zona) e attivisti di Betlemme affermano che le ruspe avrebbero distrutto anche siti e resti archeologici nella zona di Beit Jala. Gli israeliani chiamano questo muro la «Green Line» ma io lo chiamerei piuttosto la «Red Line». Rossa di vergogna e rossa anche di quel sangue già versato e di quello che inevitabilmente ancora si spargerà.
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