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Catherine Hickley
Leggi i suoi articoliHa suscitato un vivace dibattito in Germania il progetto dell’architetto inglese David Chipperfield per la ristrutturazione della Haus der Kunst, di epoca nazista. Quanto di questo edificio, concepito da Hitler come tempio della «pura» arte tedesca, dovrebbe essere preservato e reso visibile?
Nel 2013 Chipperfield è stato incaricato di proporre un progetto per la ristrutturazione del fabbricato, che attualmente ospita una galleria di arte contemporanea. La sua proposta prevede la costruzione di una scalinata che conduce alla facciata, in modo da collegare il museo al centro della città. Gli scalini originali furono rimossi per realizzare una galleria stradale, aperta nel 1972. Chipperfield intende anche aprire i lucernari che erano stati chiusi, per far entrare la luce naturale nell’edificio. Ha inoltre suggerito l’utilizzo dell’ala ovest, finora poco sfruttata, per le performance, l’aggiunta di un caffè e di un ristorante e la rimozione degli alberi che nascondono i lati frontale e posteriore del museo.
Secondo alcuni questo progetto implica una esaltazione dell’architettura nazista. «Cosa c’è di democratico nel rimuovere gli alberi ed esporre alla vista questa monumentale architettura nazista?», si chiede Sepp Dürr, deputato del partito dei Verdi al Parlamento federale bavarese. L’approvazione del Parlamento è necessaria per procedere con i lavori, ma non è stata ancora fissata una data per la votazione. «Se confrontate il progetto di Chipperfield con le fotografie di epoca nazista, vi accorgerete che è esattamente uguale», si legge sul quotidiano di Berlino «Tagesspiegel». «L’unica differenza è la gigantesca svastica che campeggiava sulla facciata». La storica dell’architettura Winfried Nerdinger afferma che il piano di Chipperfield per ricostruire la scalinata significa «mettere l’edificio su un piedistallo».
«Guerra di purificazione»
Progettata dall’architetto Paul Ludwig Troost, la Haus der Kunst è considerata il primo edificio pubblico monumentale del Terzo Reich. Fu aperta in pompa magna il 18 luglio 1937, con varie celebrazioni tra cui un corteo storico e una parata militare. Nel discorso di inaugurazione Hitler sfogò il suo odio per l’arte moderna «degenerata» che sarebbe stata esposta nella famigerata mostra nell’adiacente Hofgarten a partire dal giorno seguente, proclamando una «guerra di purificazione senza pietà contro gli ultimi elementi della nostra decadenza culturale». Costruita in una pietra naturale che nasconde l’innovativa struttura metallica, la Haus der Kunst è fronteggiata da una fila di colonne e ospita nel seminterrato un rifugio antiaereo. Dal 1937 al 1944 ospitò con cadenza annuale la «Grande esposizione di arte tedesca». Hitler in persona selezionava le opere per la mostra. Miracolosamente scampato ai bombardamenti alla fine della guerra, dopo la sconfitta tedesca nel 1945 il museo diventò un club per gli ufficiali americani. Alla fine degli anni ’40 ospitò mostre di arte impressionista ed espressionista, intese come una «denazificazione» dell’edificio.
Da allora, la Haus der Kunst è diventata «uno dei principali simboli di integrità culturale», secondo quanto dichiarato dal curatore nigeriano Okwui Enwezor, direttore del museo dal 2011. Enwezor ricorda mostre «inflessibili» come quella di «Guernica» di Picasso, celebre condanna della guerra, nel 1955 e dell’installazione di Joseph Beuys «La fine del ventesimo secolo» nel 1984. L’artista ebreo Mel Bochner ha recentemente donato al museo la sua opera «Joys of Yiddish» (2012-15), che comprende un elenco di parole ebraiche in giallo su fondo nero e attraversa la facciata del museo, memento mori della tragica scomparsa di questa lingua dalla cultura tedesca.
Secondo Chipperfield, vista la sua storia recente, la Haus der Kunst non merita più di essere «punita» per il suo passato. In una lettera all’«Architects’ Journal» ha chiesto se sia necessario continuare a nascondere parzialmente alla vista il museo. «Non crediamo che l’edificio debba restare in questo limbo di ambiguità», ha scritto. La Haus der Kunst non ha più la funzione originaria e «l’edificio che la ospita deve ora prendersi nuove responsabilità oltre a quelle ereditate dal suo triste passato, non nascondendo la sua “colpa” ma convivendovi, superandola, sovvertendola», ha aggiunto.
Nessuno mette in dubbio la necessità di una ristrutturazione del museo, dal costo stimato intorno agli 80 milioni di euro. Dall’inaugurazione nel 1937, l’edificio è stato infatti solo rappezzato qua e là. «Entra acqua dal tetto», afferma una portavoce del museo. Enwezor spiega che i lavori offriranno nuove possibilità per eventi nelle diverse discipline artistiche: danza, cinema e musica contemporanea, oltre all’arte visiva.
Chipperfield ha esperienza con edifici simboli del passato tedesco. La sua ricostruzione del Neues Museum, distrutto dalla guerra, sulla Museumsinsel di Berlino, è considerata un capolavoro. Sempre a Berlino si è occupato anche della ristrutturazione della Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe. La Haus der Kunst e il ministro federale responsabile del progetto Ludwig Spaenle, sostengono il progetto di Chipperfield. Dal canto suo l’architetto ha promesso «un confronto aperto sulla possibilità di conservare gli alberi sulla strada di fronte alla facciata principale».
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