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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliRoma. A Palazzo Braschi due mostre presentano due modi di guardare il mondo e raccontarlo per immagini, ovvero «Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco» (aperta fino al 29 maggio, per la cura di Alessandra Mauro) e «Antoine Jean-Baptiste Thomas e il popolo di Roma» (fino all’11 settembre, curata da Angela Maria D’Amelio e Simonetta Tozzi).
Del fotografo marchigiano (1925-2000) sono in mostra 200 immagini di tutti i suoi cicli tematici, a principiare da quelli nati con stile di reportage, ovvero «Lourdes» (1957), «Scanno» (1957/59), «Puglia» (1958), «Zingari» (1958), «Loreto» (1959), «Un uomo, una donna, un amore» (1960/61), «Mattatoio» (1960) e «Pretini» (1961/63, nella foto una sua celebre immagine). Del 1964/66 è il ciclo «La buona terra», avente a soggetto vasti campi arati dai contadini secondo le prescrizioni del fotografo: un'operazione di Land art svolta in anticipo sui tempi. Seguirà nel 1967 il ciclo «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi» (dedicato agli ospizi), «Il teatro della neve» nel 1984/87 e varie serie dedicate ai paesaggi della sua terra.
Antoine Jean-Baptiste Thomas è invece un artista francese nato nel 1791 e morto nel 1833. Tra il 1816 e il 1818 è a Roma, in qualità di vincitore del Prix de Rome per la pittura. Alloggia a Villa Medici, sull’altura del Pincio, sede dell’Accademia di Francia (in quegli anni vi abita anche Ingres), e da lì discende tutti i giorni, lungo la Scalinata di Trinità dei Monti, nelle strade di Roma. La vita, le feste popolari, quelle religiose, gli eventi o gli incidenti diverranno il soggetto della sua celebre serie di 72 litografie, pubblicate in patria nel 1823, col titolo «Un an à Rome et dans ses environs», e ora esposta a Palazzo Braschi. Dal «cocomeraro» davanti a Palazzo Chigi (oggi sede del Governo) al corteo del Corpus Domini sotto il colonnato berniniano di piazza San Pietro, dalle galoppate sulla Piana di Testaccio per l’Ottobrata all’Infiorata di Genzano, da scene di briganti alle corse dei cavalli berberi a via del Corso per il Carnevale romano, dalla Benedizione del Bambino dell’Ara Coeli alla vita d’osteria del popolo che riposa le membra stanche bevendo e cantando, Thomas seppe cogliere con intensità poetica scenari di una «Roma sparita» e di un mondo perduto, che necessita tuttavia di non essere dimenticato.
Antoine Jean-Baptiste Thomas, «La benedizione del Bambino all'Ara Coeli», litografia della serie ««Un an à Rome et dans ses environs»
Mario Giacomelli, «Io non ho mani che mi accarezzino il volto»
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