Artista raffinata, autrice di lavori pittorici, fotografici, video e scultorei colmi di poesia e di sensibilità ma, prima ancora, disegnatrice di grande talento, Juul Kraijer (Assen, Olanda, 1970; vive e lavora a Rotterdam) è la protagonista della personale che Monica De Cardenas presenta a Milano dal 25 novembre al 24 febbraio, inaugurandola in contemporanea con terza edizione di Milano Drawing Week, che si tiene dal 25 novembre al 3 dicembre.
In mostra si susseguono i grandi disegni in cui un volto femminile idealizzato o figure di donna, di evidente ascendenza «fiamminga» (nell’accezione storica del termine) si fondono letteralmente con la natura. Di volta in volta è un corpo avvolto in un mantello fatto di foglie o in una sorta di bozzolo arboreo, o un volto aureolato di farfalle oppure avvolto da un viluppo di serpi (pacifiche, però, non minacciose come quelle di Medusa) o circondato da piccoli sciami d’insetti, oppure una mano, le cui vene diventano i rami di un arboscello spoglio, ma ovunque nelle sue immagini l’umano e la natura, vegetale o animale che sia, s’intrecciano dando vita a nuove, chimeriche creature.
Nessun fondale, nessuna ambientazione, le sue figure metamorfiche sono immerse in un silenzio che collide, felicemente, con il frastuono del nostro tempo. Alle sue radici culturali nordeuropee, Juul Kraijer somma infatti, nel suo lavoro, l’influsso della cultura visiva indiana, modellata dalla contemplazione, in cui i tratti leggeri del disegno, i gesti composti ed eleganti dei personaggi, la presenza di divinità zoomorfe, creano un universo separato dal rumore del mondo.
Ai molti linguaggi praticati dall’artista si aggiunge poi, in questa mostra, la tecnica per lei inedita del collage, inaugurata durante la pandemia e realizzata (proprio come faceva Max Ernst nei suoi romanzi di figure, che oggi chiameremmo «graphic novel») con ritagli di riviste illustrate francesi dell’800, con i quali compone figure ibride, a metà tra l’umano, l’animale, il vegetale.
O il minerale: fra le numerose sue opere conservate in musei internazionali (dallo Stedelijk e il Museum Overholland di Amsterdam al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam, al Kiasma Museum di Helsinki e in altre realtà pubbliche e private), nel disegno monumentale che fa parte della collezione del MoMA di New York, il corpo femminile si fa sì natura ma geologica, aprendosi in crateri, laghi vulcanici e nuvole di cenere.
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