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Gilda Bruno
Leggi i suoi articoliSe c’è una cifra che da sempre caratterizza la produzione artistica di Albert Oehlen (Krefeld, 1954), è senz’altro l’agilità con cui questa si spinge oltre gli schemi della pittura convenzionale. Spronato dalla sperimentazione caleidoscopica dell’artista e fotografo Sigmar Polke (Oleśnica, 1941), suo mentore presso la Hochschule für bildende Künste Hamburg, a partire dagli anni Ottanta il pittore tedesco ha fatto della sua arte un ponte capace di unire movimenti e stili apparentemente irriconciliabili, dando vita a un linguaggio visivo in continua trasformazione. A mezz’aria tra arte figurativa e astrazione, tanto indebitati alla perenne spinta verso «il nuovo» del Modernismo quanto alle atmosfere oniriche del Surrealismo, i suoi dipinti trascendono categorizzazione. Ne è la prova «New Paintings», prima mostra personale di Oehlen alla Gagosian di Londra dal 2016, dove l’artista prentava una serie di tele che rispecchiavano il suo approccio controcorrente.
In apertura il 21 marzo e visitabile fino al 21 maggio, «New Paintings» guarda al futuro della pittura attraverso l’autoironia, l’immaginazione e l’inventività racchiuse nelle pennellate di Oehlen. Pur diffidando da forme e narrazioni ben definite, le opere in mostra a Grosvenor Hill restituiscono un quadro al contempo vivace, sognante e avventuriero dell’artista tedesco. A seconda della prospettiva da cui li si osserva, volti appena abbozzati e creature nascoste in motivi astratti più ampi emergono dalle tinte brillanti dei suoi dipinti. Macchie di colore dalle sagome geometriche vengono stravolte da schizzi, movimenti frenetici o circolari che, presi nel loro insieme, avvolgono gli spettatori in scene sì irreali, ma anche inaspettatamente coinvolgenti. Che evochino paesaggi o il trambusto emotivo che agita il corpo umano o appartengano esclusivamente alla realtà subconscia dello stesso Oehlen, i soggetti al centro delle sue ultime tele sono per lui irrilevanti. «Ad acquisire nuova importanza, spiega l’artista, è la possibilità di trasferire e reinterpretare quelle immagini in un nuovo contesto».
«Da sempre in cerca di guai», come si legge nella massima riportata nel comunicato della mostra, Oehlen fa leva su questa nuova vetrina per invitare il pubblico ad addentrarsi nelle sue dense composizioni pittoriche e scardinare ulteriormente i preconcetti a esse associate. Traendo spunto dai meccanismi della cinematografia e quelli della composizione musicale, l’artista mette in scena un gioco di contrasti che lo vede alternare scene lineari a lavori dove invece è il caos a prevalere. Nella sua concezione fluida della pittura, «non esistono barriere tra l’astratto e il figurativo, improvvisazione e controllo, ma solo il potenziale senza limiti proprio del medium». Fluttuanti e provocatorie, le opere di Oehlen ne omaggiano l’espressività.

«Untitled» (2023) di Albert Oehlen © Albert Oehlen. Foto Stefan Rohner. Cortesia dell’artista e Gagosian
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