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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliModena, Ferrara e Sassuolo (Mo). All’esordio del secondo mandato di Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi di Modena, Ferrara e Sassuolo, tra i venti musei «autonomi» voluti nel 2015 dal ministro Dario Franceschini, le novità annunciate sono numerose come i risultati che la manager rivendica per gli enti riuniti a rappresentare la storia della famiglia d’Este che governò questi territori nei secoli precedenti l’Unità d’Italia.
«Il nostro contratto di 4 anni rinnovabile per altri 4, spiega Bagnoli, ci ha consentito di fare una programmazione di lungo respiro. Avessi la bacchetta magica, però, chiederei al ministro maggiore autonomia per i musei, tenuto in particolare conto che c’è bisogno di personale e soprattutto di professionalità specifiche che a volte è arduo individuare tra il personale storico. Del resto, seppur siamo autonomi, non siamo ancora enti giuridici, ma strutture periferiche del Mibact. Dunque ancora non del tutto liberi di agire».
Partiamo dai numeri della Pinacoteca Nazionale di Ferrara.
L’ultimo anno è stato chiuso a circa 45mila visitatori, quattro anni fa erano 30mila. Abbiamo ora qui, come alle Galleria e Biblioteca Estense di Modena, un problema di spazi. È in conclusione uno studio di fattibilità per avere una seconda sede della Pinacoteca al Castello Estense. Questo degli spazi è un problema ovunque, pensi solo al Bargello e agli Uffizi a Firenze. Per il resto sono molto soddisfatta di Ferrara perché, dopo un accordo con il Comune, ora abbiamo la nostra biglietteria al piano terra insieme a quella delle mostre di Ferrara Arte a Palazzo dei Diamanti, con cui abbiamo anche un biglietto congiunto per le due visite.
Sulle strategie un nuovo interlocutore sarà Vittorio Sgarbi, nuovo presidente di Ferrara Arte.
Il nome di Sgarbi porta sicuramente molta visibilità, quindi le aspettative per il suo mandato sono alte. Siamo ovviamente interessati a lavorare insieme. Ma c’è un aspetto sul quale sono già ora felicissima.
Quale?
Quest’anno porteremo in Pinacoteca, grazie a un accordo con l’Università di Ferrara, gli studenti di Storia dell’arte per farli esercitare sulla costruzione delle mostre, sotto ogni aspetto. Saranno rassegne di una sola opera, un Veronese che giungerà dai Musei Reali di Torino, un ritratto del Pitocchetto da Brera e «Et in arcadia ego» del Guercino da Palazzo Barberini di Roma.
Qual è la situazione della Galleria Estense di Modena?
Nel 2019 è stata visitata da 50mila persone, ossia il 100% in più rispetto alla riapertura post terremoto 2012, avventa nel 2015. Prima della chiusura arrivavano in 16mila. A Modena quest’anno abbiamo realizzato 9 mostre e 60 eventi. Ma anche i social, cui dedichiamo tempo quotidiano, sono in supercrescita: su Instagram abbiamo 28mila follower (+300%). La mostra di Steve McCurry chiude il 6 gennaio intorno a 20-22mila, un numero alto per le mostre a Modena anche se la medesima esposizione a Torino è arrivata a quota 90mila. Ora punto sulla grande retrospettiva dedicata a Fox Talbot, dal 28 marzo, e in autunno a «20/20», sulla cultura figurativa dal 1920 al 1930.
Altri progetti?
Mentre a Ferrara abbiamo terminato con gli allestimenti, a Modena dobbiamo ancora rivedere qualcosa oltre a lavorare sulle didascalie tattili per i non vedenti.
Alla Biblioteca Estense e Universitaria, invece?
Con il progetto «Estense Digital Library» abbiamo digitalizzato e messo a disposizione ormai il 70% dei fondi Muratori, Musicale e delle Mappe, in tutto migliaia di documenti importantissimi con capolavori come la Mappa del Cantino. A giugno concluderemo questo progetto, che ci inserisce nel panorama mondiale insieme alla Biblioteca Vaticana, al Getty, alla Bodleian Library di Oxford. Abbiamo in pratica creato un’Estense digitale al fianco di quella fisica, ma per invitare gli utenti anche a studiare da noi ci stiamo dotando di risorse elettroniche consultabili solo onsite, come ad esempio il database di Patrologia Latina: quindi gli studiosi continueranno a venire.
A Sassuolo?
Ci stiamo occupando dei restauri sulla facciata sud della Delizia Estense e del ripristino del Parco ducale con 3,5 milioni cui se ne sono aggiunti altri 4, oltre a fondi comunali. Nel 2019 sono venute 24mila persone. Ma più in generale posso dire che nei nostri enti, secondo la ricerca «Good Practice Musei» del 2019 del Politecnico di Milano, il pubblico è soddisfatto dopo le visite: di esso il 53% è composto da donne over cinquanta di alto livello educativo. Un’ultima cosa. Dirigere un museo è un mestiere complesso e contro i musei autonomi c’è stata una battaglia ideologica sanguinaria. A me pare che sulla base sia dei numeri che della qualità dei progetti messi in campo abbiamo dimostrato che in fondo i vandali non erano proprio alle porte.
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