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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliLa «meraviglia» è il fine della poetica barocca e la Galleria Borghese, fondata agli inizi del Seicento dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, fu concepita come luogo destinato a suscitare e celebrare quel sentimento. La meraviglia è un dato oggettivo e critico, sottolinea la direttrice Anna Coliva, che promana dalla collezione di opere e dalle decorazioni della villa disegnata da Flaminio Ponzio, un gusto indimenticabile e distinguibile ovunque, consentito in prima istanza dalla multiformità e libertà dei quindici anni del papato Borghese.
Basti pensare all’intuizione del cardinale nel riconoscere nel giovane Gian Lorenzo Bernini, di cui fu il primo grande committente, l’abilità di trasformare la favola in scultura. A partire dal 1770 il rinnovamento della Galleria è caratterizzato dalla messa in ordine attraverso ragione, chiarezza, raziocinio, dell’allegra confusione del gusto Borghese e delle sue ineguagliabili raccolte di statuaria antica e pittura moderna. Quelle stesse raccolte che nell’agosto del 1827 lasceranno Stendhal «esausto d’ammirazione».
La Treccani ha riservato alla Galleria Borghese il terzo volume della sua collana dedicata ai Palazzi d’Italia (copertina in pelle, tiratura limitata e numerata), dopo quelli su Quirinale e Vittoriale degli Italiani e, prima, di Palazzo Carignano a Torino. Predominante è l’apparato fotografico, 239 immagini realizzate da Luciano Romano che partono dalla facciata, entrano nel portico e nel salone d’ingresso, girano stanza dopo stanza tutti gli ambienti della collezione, concludono con i depositi del secondo piano e i giardini. Il testo principale è di Anna Coliva, preceduto da una nota su «Stendhal e la Galleria Borghese» di Carlo Maria Ossola. Gli apparati sono a cura di Sofia Barchiesi.
Galleria Borghese, saggio di apertura a cura di Anna Coliva, 408 pp., 239 ill.col., Treccani, Roma 2019, € 500,00, 1.499 copie numerate

La «Paolina Borghese» di Canova alla Galleria Borghese. Foto L. Romano
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