Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Ne abbiamo scritto circa un anno e mezzo fa in occasione dell’annuncio del restauro a Parigi, ponendoci una serie di interrogativi (cfr. n. 310, giu.’11, p. 62). Oggi l’intervento nella Galleria dei Carracci in Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, prende il via con la gara d’appalto, un bando internazionale che si chiuderà il 3 dicembre; il 20 sapremo il nome del vincitore. I lavori partiranno materialmente solo a gennaio, ma già sono state avviate una serie di ricerche scientifiche e documentarie. Il restauro è di quelli da far tremare le vene e i polsi, non solo perché, insieme a Caravaggio, si tratta del testo pittorico più importante e rivoluzionario della Roma tra Cinque e Seicento, destinato a fecondare tutta l’arte dei due secoli seguenti, ma per la complessità delle scelte, memori anche della semidistruzione degli affreschi carracceschi del Camerino distante pochi passi, operato con l’intervento del 1938.
La Francia, che si è già svenata col restauro (4 milioni di euro) delle due facciate, esterna e sul giardino, e del cortile interno eseguiti dal 1999 al 2002, oggi non sborsa un centesimo grazie al coinvolgimento del World Monuments Fund che ha stanziato 1 milione a cui si aggiungono 200mila euro da parte della Soprintendenza Psae e Polo Museale di Roma per tutti gli studi e la campagna fotografica digitale prima, durante e dopo l’intervento.
In realtà si tratta di riprendere e proseguire quanto portato avanti per sei mesi nel 1993-94. Allora alcuni distacchi motivarono un intervento urgente e strutturale sulla volta, con un’importante campagna di analisi eseguita dall’Icr e dalle Università di Torino e La Sapienza di Roma. Oggi una nuova campagna di tre mesi, già in atto, riprenderà questi studi portandoli ulteriormente avanti, in particolare per gli stucchi trascurati da sempre, verificherà i consolidamenti, soprattutto darà utili indicazioni per la pulitura del complesso. È questo il nodo centrale e più spinoso. Quanto asportare?
Se lo erano già chiesti nel 1994 Carlo Giantomassi e Donatella Zari, che fecero tasselli di pulitura ancora visibili su affreschi e stucchi. Oggi abbiamo strumenti avanzati e si tratterà di decidere collegialmente fin dove spingersi: è questo il compito primario del comitato scientifico, presieduto dall’ambasciatore francese Alain Le Roy, con studiosi ed esperti soprattutto italiani e francesi, tra cui Gisella Capponi, Andrea Emiliani, Silvia Ginzburg che a lungo ha studiato gli affreschi, Rosalia Veroli Piazza, Salvatore Settis, Francesco Buranelli e, tra i francesi, Jean-René Gaborit, Henri Loyrette, Alain Mérot, Vincent Pomarède, François-Charles Uginet che ha dedicato studi specifici al palazzo, la belga Catheline Périer-d’Ieteren e altri.
Riprendendo i lavori «momentaneamente» sospesi, si controllerà lo stato di intonaci, stucchi e pitture, quindi si passerà alla pulitura, una questione ancora totalmente aperta, e alla reintegrazione delle lacune. L’unica certezza è che non sarà toccato il restauro storico di Carlo Maratti (con Carlo Fontana) del 1693 citato dal Bellori, il primo e l’unico che ha riguardato il complesso della Galleria, affreschi e stucchi.
Se la committenza è francese la direzione dei lavori sarà italiana, delle Soprintendenze per i Beni storico artistici per gli affreschi (Emanuela Settimi) e architettonici per gli stucchi (Laura Cherubini). Il progetto prevede il restauro unitario del complesso tramite due cantieri «armonizzati» dal comitato scientifico. Gli studi archivistici a Roma e a Napoli, che già stanno dando dei frutti, aiuteranno anche a capire le varie mani, quelle di Annibale e Agostino Carracci ma anche dei giovani della bottega, tra cui Domenichino, Lanfranco e Albani.
I restauri dureranno circa un anno, si studierà un più adeguato impianto di illuminazione, si ripuliranno anche le statue delle nicchie, calchi in resina eseguiti negli anni Settanta dei capolavori originali oggi a Napoli, che saranno ricollocate nel giusto ordine. Si concluderà poi con una pubblicazione sull’intero intervento che segnerà un punto di svolta per gli studi carracceschi.
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